La fine del secondo Governo Conte è contrassegnata dall’insofferenza verso il portavoce del premier, Rocco Casalino. Una figura divenuta bersaglio, nel corso della sua permanenza a Palazzo Chigi, di battute ed insinuazioni che hanno sfiorato, inevitabilmente, anche il premier
Palazzo Chigi ha un individuo di troppo e non è detto che si chiami Giuseppe Conte. Il tramonto della seconda esperienza di Governo da parte dell’avvocato leccese sembra contrassegnato da un’insofferenza ulteriore, quasi irrimediabile, verso il suo portavoce, Rocco Casalino. Troppo sopra le righe, troppo presente e assorto a costruire l’immagine di un personaggio che vede, evidentemente, un futuro politico oltre di questa legislatura. Le prime insinuazioni partirono da Vittorio Sgarbi che a Stasera Italia su Rete 4, seppur con toni ironici e non urlati, non esitò: “Il Governo è pieno di criptochecche – disse – una catena che parte da Conte”. Nel corso, invece, di una puntata all’Aria che Tira su La7, sembrò correggere il tiro ma le insinuazioni, in qualche modo, si fecero più ampie: “Non dico che Conte sia gay come tutta quella lobby lì che c’è al Governo – Di Maio, Bonafede, Spadafora – che sono dei criptogay, dei femminei. Conte è come l’Indifferente di Watteau, uno che si compiace di esistere. La natura profonda di Conte è quella di essere fatuo“. E il tema, pungente e senza repliche da parte dei diretti interessati è stato ripreso alla vigilia della crisi di Governo da Matteo Renzi, con riferimento alla gestione – a suo dire scellerata – dei progetti relativi al Recovery Fund da parte del Governo. Il senatore non si era risparmiato una battuta al veleno: il destino dell’Italia non lo decideranno Conte e Casalino “chiusi di notte in uno stanzino di Palazzo Chigi“. Un’offensiva, da parte del fiorentino, che sarebbe sul punto di coinvolgere anche il portavoce, chiedendo la testa di Casalino tra le condizioni necessarie per proseguire nell’alleanza di Governo. Una condizione non primaria e certo non esplicita ma che rappresenterebbe un corollario inevitabile al tramonto dell’esperienza politica corrente da parte di Conte.
E di Governo e omosessualità ha parlato anche l’avvocato Cathy La Torre, valutando le dimissioni di Conte un contraccolpo proprio sul fronte dei diritti: un ulteriore slittamento dell’approvazione da parte del Senato della legge Zan sull’omotransfobia. La fine del Governo Conte sarebbe obiettivamente pregiudizievole in questa prospettiva in quanto l’Esecutivo può ben dirsi gay friendly Palazzo Chigi, tramite il Dipartimento per le Pari opportunità ha approvato dei corsi di formazione riservati ai cronisti. L’obiettivo, ha spiegato il Governo, è quello di aiutare gli operatori a utilizzare termini consoni senza discriminare e offendere. Un corso finalizzato alla “sensibilizzazione, al contrasto e alla prevenzione di fenomeni discriminatori nei confronti delle persone LGBT“.
Un percorso, quello della comprensione e dell’accettazione, cha appare ancora lungo e non privo di gaffes e fraintendimenti: negli ultimi giorni sui siti internet di alcuni hotel trentini è comparsa la scritta “Gay benvenuti“. L’iniziativa era volta a segnalare un atteggiamento di apertura verso la comunità omosessuale e, probabilmente, anche ad avere un ritorno in termini di clienti. Tuttavia – ha fatto notare il consigliere provinciale del PD Luca Zeni – sui siti di queste strutture la scritta “gay benvenuti” – in luogo della più appropriata “gay friendly”, richiama la formula utilizzata per gli animali, i cani soprattutto. Ora la dicitura è stata rimossa da tutti i siti. E le prossime ore ci diranno se Renzi è riuscito a far rimuovere Rocco da Palazzo Chigi.
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