3mila imprenditori chiedono risarcimenti al Governo. Ma non si fermano le sanzioni

Esplode la protesta di un gruppo di imprenditori milanesi che mettono in mora il Governo. La risposta è un aumento dei controlli su chi infrange i divieti anti Covid.

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Getty Images/Guglielmo Mangiapane

Un gruppo di imprenditori milanesi stanchi di attendere i ristori promessi dal Decreto Rilancio chiede al Governo Conte di risarcire direttamente i danni subiti dalle misure restrittive per il Coronavirus. Gli imprenditori impegnati nella protesta sarebbero circa 3.000 ed hanno fatto sapere le loro intenzioni nel dettaglio tramite un comunicato, proveniente dalla loro associazione “Comitato partite Iva”: “L’obiettivo è quello di ‘mettere in mora’ il Governo affinché risarcisca le piccole imprese dei mancati guadagni dovuti alle restrizioni del lockdown”, dice un portavoce della protesta.

Non si tratta della prima volta nella storia del nostro paese in cui privati cittadini chiedono di mettere in mora il Governo. Racconta l’imprenditore Paolo Polli: “La protesta si ispira a una analoga del 2011 quando la crisi portò al suicidio di numerosi imprenditori. All’epoca, vi fu una denuncia di massa contro il Governo, presieduto da Mario Monti e poi da Gianni Letta, con più di 150mila denunce”. In quel caso agli imprenditori rimasti indietro con i pagamenti fu permesso tramite l’emanazione di una legge ad hoc di saldare i debiti con Equitalia a seconda delle proprie possibilità economiche. Al momento, i ristori promossi dalla Regione Lombardia ammontano in media a circa 1.000 euro per imprenditore: cifre ritenute troppo basse rispetto alla perdita sul ricavato registrata in un anno che ha demolito il Prodotto Interno Lordo italiano. Polli specifica per tutti quei commercianti o imprenditori che volessero aderire alla protesta che l’iniziativa è assolutamente gratuita per dare la possibilità di protestare anche a chi non soldi per un avvocato: “Nella protesta sono coinvolti anche i dipendenti, non solo i titolari” spiega Polli.

Intanto, in risposta alle manifestazioni, lanciate sotto lo slogan “Io apro” che ha spinto molti esercizi commerciali, specialmente bar e locali, a riaprire i battenti per protestare contro i Dpcm, il Governo Conte ha inasprito i controlli. Se in alcuni casi le Forze dell’Ordine sono state tolleranti nei confronti delle proteste, limitandosi ad ammonire i gestori dei locali, ora i controlli sembrano aumentati insieme alle sanzioni: nel giro di poche ore nella Capitale, due locali che hanno protestato sono stati chiusi e i proprietari – e i clienti all’interno – multati per almeno 400 euro. I controlli sono stati intensificati anche su aspetti non legati al Dpcm: uno dei due esercizi commerciali si è visto recapitare una denuncia per la presenza di un lavoratore in nero e un impianto di videosorveglianza non a norma.

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