L’apertura dei 5 Stelle ad una nuova Maggioranza che coinvolga Italia Viva scatena la reazione di Alessandro Di Battista, che minaccia l’addio al Movimento.
Due mesi di polemiche, minacce, veti incrociati per arrivare – quasi – al punto di partenza: se il prossimo Presidente del Consiglio sarà – ancora – Giuseppe Conte, a sostenerlo ci sarà la stessa Maggioranza che ha dato vita al secondo Governo dell’avvocato. La differenza, forse, starà nel peso che ciascuna forza politica potrà ricoprire in questa “nuova” Maggioranza, visto che il ritorno al perimetro della Maggioranza uscente – constatato ieri al termine delle consultazioni del Presidente della Repubblica, anche alla luce del definitivo fallimento dell’operazione “responsabili” – non può che rafforzare la posizione di Matteo Renzi, i cui 16 Senatori – già fondamentali durante il Conte bis – sarebbero in un eventuale ter ancora più importanti.
Da qui a dire che la strada per un nuovo incarico all’avvocato sia in discesa, però, c’è una bella differenza. Anche perché la caduta del veto del Movimento 5 Stelle al ritorno in Maggioranza di Italia Viva ha prodotto immediatamente conseguenze – il cui esito rimane tutto da valutare – all’interno dei gruppi parlamentari grillini, già attraversati da mesi da tensioni fortissime. “Per il Movimento 5 Stelle l’unica persona in grado di condurre con serietà il Paese in questa fase è Giuseppe Conte“, ha detto ieri l’eterno reggente Vito Crimi, sottolineando la disponibilità grillina ad un “Governo politico” che si basi sulle “forze della maggioranza dell’ultimo anno e mezzo ma con un patto di legislatura chiaro”.
Passano pochi minuti da queste dichiarazioni e, attraverso il proprio profilo Facebook, arriva la risposta di Alessandro Di Battista: aprire ad una nuova Maggioranza con Italia Viva “Significa rimettersi nelle mani di un ‘accoltellatore’ professionista che, sentendosi addirittura più potente di prima, aumenterà il numero di coltellate“, scrive Dibba, che poi minaccia l’addio: “Se il Movimento dovesse tornare alla linea precedente io ci sono. Altrimenti arrivederci e grazie“. Una bomba che esplode nel Movimento e sul percorso di riconciliazione tra le forze della Maggioranza verso un nuovo Governo. Un’esplosione tanto potente da rendere praticamente inutile il messaggio con cui, poco dopo, Di Battista precisa – rivolgendosi ai parlamentari grillini a lui più vicini – di non avere intenzione di mettere in atto scissioni o creare correnti interne al Movimento.
Sulla linea del più movimentista dei grillini si schiera immediatamente il Senatore Nicola Morra, che ad Adnkronos dice: “Se ci trasformiamo in dorotei ne prenderò atto e tornerò a casa“, seguito dal collega Fabrizio Trentacoste e dall’ex Ministro Barbara Lezzi, che chiede che la nuova Maggioranza venga vagliata da un voto su Rousseau, con il quale gli iscritti possano pronunciarsi sulla linea politica. Più incerta la posizione di Danilo Toninelli, sospeso tra posizioni barricadere da grillino della prima ora e tentazioni governiste: secondo le indiscrezioni, l’ex titolare dei Trasporti potrebbe alla fine rinunciare allo strappo.
Verosimilmente, tra Camera e Senato, potrebbero essere una decina i parlamentari grillini pronti a seguire Di Battista in un eventuale strappo. E se a Montecitorio la loro assenza potrebbe non risultare troppo dolorosa per l’eventuale Esecutivo che verrà, sottrarre 3 o 4 voti alla Maggioranza di Palazzo Madama rappresenta uno scoglio non da poco.
Sul fronte opposto – quello dei “governisti” 5 Stelle – il bersaglio diventa invece lo stesso Di Battista, accusato da più parti di voler spaccare il Movimento finendo per fare il gioco dello stesso Renzi – i cui parlamentari sarebbero, se possibile, ancora più “pesanti” in caso di defezioni tra le file grilline. “Non ci sono i numeri per una maggioranza alternativa. Dire che bisogna andare avanti con Conte, ma senza avere i numeri è il modo per chiedere il ritorno alle elezioni. Serve un bagno di realtà“, fa sapere un deputato a 5 Stelle, mentre lo stesso leader in pectore Luigi Di Maio, nel pomeriggio, aveva stoppato sul nascere le contestazioni che, dal Movimento, piovevano addosso al leader di Italia Viva dopo la pubblicazione della sua intervista al sovrano saudita Moḥammad bin Salmān.
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