I nuovi provvedimenti contro il Coronavirus consentono gli spostamenti tra Regioni in alcuni casi: vedere il proprio partner non sempre rientra tra questi.
L’interpretazione dei vari Dpcm che, da marzo in avanti, hanno cercato di contenere i contagi da Coronavirus continua ad essere operazione non semplice. L’ultimo Decreto, entrato in vigore il 16 gennaio ed efficace fino al 5 marzo, ha contribuito ad alimentare un generale senso di confusione che viene percepito da molti nel tentativo di orientarsi nella giungla di limiti e restrizioni. In particolare, le deroghe agli spostamenti tra Regioni – vietati indipendentemente dalla colorazione delle singole Regioni – sembrano essere poco chiare e, in generale, la normativa appare forse eccessivamente severa.
In una delle Faq pubblicate dal Governo si cerca di chiarire alcuni punti relativi agli spostamenti tra Regioni per ricongiungimenti familiari ma anche per trasferirsi in un’eventuale seconda casa di proprietà della persona che viaggia. Ad esempio, gli spostamenti verso e dalla seconda casa sono sempre consentiti in qualsiasi zona: “Se uno dei componenti deve tornare al lavoro momentaneamente nella regione di residenza, in seguito può poi sempre tornare dai propri cari nella seconda casa di vacanza in qualsiasi zona”, si legge nel comunicato. Il tutto, però, a condizione che il trasferimento nel secondo domicilio sia avvenuto entro il 14 gennaio, vale a dire il giorno precedente all’entrata in vigore di questo Dpcm. Discorso analogo per chi voglia raggiungere parenti in una seconda casa dove è solito trascorrere regolarmente del tempo.
Per quanto riguarda i bambini, rimangono in vigore le deroghe che permettono ai genitori di raggiungere figli minorenni: questo spostamento è sempre consentito, soprattutto per non lasciare da soli i bambini. Con lo stesso criterio, spostamenti di questo genere vengono concessi a chi intenda affidare i propri piccoli a parenti perché impossibilitato a sorvegliarli a causa del lavoro o di un’urgenza. Tutti questi casi, chiaramente, dovranno essere indicati nell’autocertificazione, che rimane indispensabile negli spostamenti tra diversi territori.
Altro punto spinoso è rappresentato dal ricongiungimento di coppie lontane: per rivedere il proprio partner è necessario essere legati dal vincolo matrimoniale. In questo caso, gli spostamenti per riunirsi presso un’abitazione privata con il congiunto saranno sempre autorizzati. Un elemento che ha determinato la forte delusione dei congiunti “senza casa“, visto che il Decreto vieta tassativamente gli incontri in hotel, alberghi ed altri luoghi pubblici. Sulla base di questo esplicito divieto, i congiunti non legati da un rapporto formale come il matrimonio hanno avanzato una richiesta al Presidente del Consiglio, sollecitando una maggiore considerazione nei loro confronti all’interno del Dpcm che – a loro detta – li ha discriminati.
Le proteste non mancano, soprattutto da parte di coppie che – magari per ragioni di lavoro – si trovano a dover vivere lontane e che sono solite incontrarsi fuori Regione, spesso in strutture alberghiere o ricettive di qualsiasi tipo. Non è un caso che negli ultimi giorni gli appelli da parte loro siano andati moltiplicandosi, soprattutto sui social. La richiesta è sempre la stessa: maggiore attenzione verso coppie che esistono e che pretendono di non essere considerate di minor valore rispetto alle altre.
Da giorni ormai gira sul web una petizione attraversi la quale i congiunti fuori Regione chiedono di essere presi in considerazione come categoria e di poter godere degli stessi diritti delle altre coppie. Tra le loro richieste, quella di poter inserire – come avviene in Belgio – un contatto stabile personale da poter frequentare indipendentemente dalle restrizioni e la revisione del modello di autocertificazione, nel quale vorrebbero venisse inclusa anche “la possibilità di ricongiungerci ai nostri partner, per evitare di incorrere in sanzioni“.Il nodo, per il momento, rimane e non è scontato che le istanze dei congiunti fuori Regione trovino ascolto e realizzazione nei prossimi Dpcm.
Gli altri punti principali del decreto riguardano i musei – che torneranno ad aprire nei giorni feriali e dal lunedì al venerdì nelle zone gialle -, le scuole – con il ritorno alla didattica in presenza compresa tra il 50% ed il 75% – gli impianti sciistici – che resteranno chiusi almeno fino al 15 febbraio – ed i bar, per i quali è fatto divieto di continuare l’attività di vendita da asporto dopo le ore 18.
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