I Tribunali intasati per le richieste d’asilo presentate dai migranti. Nel frattempo ad Augusta altre 374 persone sono sbarcate dalla Ocean Viking.
Arrivata questa mattina nel porto di Augusta la nave Ong Ocean Viking. Sbarcate 374 persone di cui 165 minori: 21 addirittura neonati o bambini piccolissimi. I 374 migranti sono stati soccorsi nei giorni scorsi a largo delle coste libiche. Si trovavano a bordo di quattro diversi gommoni. Luisa Albera, coordinatrice dei soccorsi a bordo della Ocean Viking, in un comunicato stampa ha reso noti alcuni dei racconti che ha udito da alcuni migranti. Racconti inerenti trattamenti disumani ricevuti in Libia. Infatti molti dei profughi ora sbarcati ad Augusta, avevano già provato ad attraversare il Mediterraneo, ma erano stati intercettati dalla Guardia costiera libica che li aveva riportati nei centri di detenzione del Paese. Un ragazzo, con una ferita d’arma da fuoco, ha spiegato: “In Libia eravamo tutti stipati in una casa, non eravamo liberi di andare dove volevamo. Ero fuori quando sono arrivati i banditi e volevo correre per avvertire gli altri. Quando hanno sparato, io sono caduto a terra. Pensavano che fossi morto e mi hanno semplicemente lasciato lì. Onestamente, ho anche pensato che sarei morto. Sono stato curato per questa ferita solo 4 ore dopo. Un amico mi ha portato da una donna camerunese che era medico e lei si è presa cura di me”.
Gli attivisti della Oceank Viking chiedono che gli Stati membri Ue trovino, quanto prima, una soluzione per rendere gli sbarchi rapidi. Già lo scorso luglio avevano lamentato questa situazione in quanto il Viminale, presieduto dal Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, lasciò per 6 giorni i migranti in mare prima di permettere lo sbarco. Ma la situazione, almeno in Italia, è tutt’altro che semplice da gestire. I tribunali sono già al collasso o quasi. Infatti, in queste settimane, è “boom” di ricorsi dei migranti contro i «no» alle richieste di asilo decisi dalle commissioni territoriali del ministero dell’Interno. I famosi quattro mesi, stabiliti dal Dl 13/2017 voluto dall’allora Ministro dell’Interno Marco Minniti, sono rimasti solo sulla carta. Talvolta, il periodo necessario per definire i ricorsi, può toccare vette di 35 mesi a Catania e di 24 mesi a Brescia e Venezia. Due, le principali ragioni alla base di tempistiche così dilatate: in primis l’abolizione del permesso di soggiorno per motivi umanitari, facendo aumentare i respingimenti da parte delle commissioni territoriali, ha fatto anche aumentare i ricorsi; in seconda battuta la riforma Minniti del 2017 è stata fatta senza aumentare gli organici.
Al momento, in Italia, sono più di 140mila le richieste d’asilo presentate dai migranti e per le quali non giunge ancora nessuna risposta. Questo sta generando un corto circuito: da una parte aumentano i ricorsi, dall’altra cresce la quantità di lavoro da smaltire e, di conseguenza, anche le pendenze. Queste ultime nel 2019 hanno fatto registrare un aumento del 53% rispetto all’anno precedente. Il problema riguarda soprattutto i tribunali delle grandi città del Nord. A Trieste ad esempio in materia di immigrazione le pendenze rappresentano il 50% di quelle civili totali. A Milano si registrano arretrati lavoro dell’843%. Il problema, come ha fatto notare Francesco Caruso, presidente del tribunale di Bologna , è che non si possono lasciare senza personale gli altri settori come la famiglia, l’impresa E la situazione, in caso di aumento degli sbarchi, è destinata a peggiorare.