Il vitalizio potrebbe trasformarsi in semplice pensione. Questo cambierebbe completamente le cose per oltre mille parlamentari.
Se qualcuno pensava che le parole fossero semplici “flatus vocis” ora dovrà ricredersi. E’ bastato cambiare la parola “vitalizio” in “pensione” per modificare il quadro della situazione per oltre 1000 parlamentari. Dopo la riforma del 2012 di Camera e Senato è stato introdotto il metodo contributivo e, pertanto, i vitalizi possono a tutti gli effetti essere considerati alla stregua di gestioni previdenziali obbligatorie.
L’ufficio legislativo del Ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, guidato dal magistrato Giuseppe Bronzini – informa Repubblica – ha inviato all’Inps il parere che l’Istituto di previdenza aveva sollecitato sulle richieste dei contributi Covid-19 avanzate da parlamentari e soggetti con incarichi politici. Stabilendo ora formalmente l’assoluta incompatibilità fra le indennità dei parlamentari e dei consiglieri regionali e i bonus destinati ai lavoratori autonomi in difficoltà causa pandemia.
Cosa comporta? Per alcune categorie cambia davvero tutto. Oggi deputati, europarlamentari, consiglieri regionali possono maturare, parallelamente, sia il vitalizio sia la pensione inerente la professione svolta prima di essere eletti. E’ sufficiente che versino solo l’8% del loro vecchio stipendio, perché l’Inps – o l’ente che gestisce la sua pensione – accrediti il restante 25% di contributi figurativi. E, al contempo, Camera o Senato pagano il vitalizio che si somma alla pensione. In poche parole: al vitalizio ci pensano Camera o Senato, alla pensione ordinaria ci pensano – quasi interamente – i contribuenti. Cifre non indifferenti considerati gli stipendi di deputati e senatori. Ad oggi i parlamentari che hanno accumulato sia i contributi delle Camere sia quelli figurativi dell’Inps sono ben 1323. Mentre gli ex parlamentari che già incassano il vitalizio più la pensione arrivano addirittura a quota 2117.
Ma se ora il vitalizio viene equiparato alla pensione ecco che non potranno più sommarsi e i parlamentari non potranno più beneficiare dei contributi figurativi versati dall’Inps e, cioè, a carico dei contribuenti per tutta la durata del loro mandato. Pertanto durante il loro servizio alla Camera o al Senato verrà loro versato il vitalizio ma verranno sospesi i contributi pensionistici per il precedente lavoro rimasto in sospeso. Finito il mandato riprenderà il versamento dei contributi all’Inps o presso altro ente previdenziale. I deputati e i senatori che, prima di entrare in Parlamento, non lavoravano maturerebbero la pensione da Camera o Senato.
Proprio nel giugno dello scorso anno – in piena emergenza Covid – circa 700 ex parlamentari hanno fatto ricorso per annullare la delibera del 2018 che tagliava i vitalizi degli ex senatori. E così, da quel momento, mentre milioni di cittadini perdevano il lavoro per le chiusure dovute al Covid, gli ex senatori sono tornati ad incassare il vitalizio pieno con tanto di arretrati.