Naili Moncef uccise la moglie Elvira Bruno per futili motivi. L’accusa ha ricostruito la dinamica del fatto ed ora l’uomo ha ricevuto la condanna in appello.
Forse aveva meditato per chissà quanto tempo l’omicidio della moglie per gelosia Naili Moncef, l’uomo che il 17 aprile 2019 tolse la vita a sua moglie Elvira Russo, 52 anni che lavorava come badante a Palermo. Ma adesso, in appello, i giudici lo hanno condannato a ben 30 anni di carcere per aver spezzato la vita della donna con cui conviveva in Via Pecoraro Lombardo nella città sicula: “Ho ucciso la mia compagna, venite”, la raccapricciante telefonata con cui Naili confessò l’omicidio della moglie alla Polizia che venne poi ad arrestarlo durante quella tragica mattina. E’ stato il Gup Walter Turturici a confermare la sentenza già emessa in primo grado che condanna l’uomo a passare un lungo periodo dietro le sbarre per il suo crimine. Sono emersi inoltre nel corso delle sedute in aula particolari agghiaccianti su questo ennesimo delitto passionale.
Un raptus di gelosia e di rabbia quello dell’ex cuoco che – a detta delle indagini condotte dall’accusa – non riusciva a sopportare di aver perso il lavoro e di essere di fatto mantenuto dalla moglie. Accuse sempre respinte da Naili che ha piuttosto raccontato di essersi sentito infastidito dal tempo che la compagna passava fuori casa di notte per lavoro, dormendo spesso fuori: “Mi dava fastidio non conoscere le persone con cui passava del tempo a lavoro”, aveva raccontato l’uomo al giudice in merito all’omicidio della moglie. Ma a scatenare la furia dell’uomo – si è scoperto durante le indagini – è stato un gesto di Elvira che ha respinto il marito appena uscita dalla doccia. Naili ha raccontato che quella fatale mattina di aprile si era avvicinato ad Elivra per avere un rapporto sessuale, vedendola coperta solo da un asciugamano dopo la doccia ma la donna lo aveva respinto e anche colpito con graffi e schiaffi, gridando: “Tu non mi toccherai mai più!”. L’ex cuoco in risposta al gesto di Elvira le strinse mani al collo fino ad ucciderla. L’uomo avrebbe anche temporeggiato prima di chiamare le Forze dell’Ordine, concedendosi un caffè e ben due sigarette, forse indeciso sul costituirsi o meno per il delitto. Adesso, l’omicida pagherà per il suo crimine.