Nel cimitero di Santa Maria dei Rotoli di Palermo non c’è più posto per nuove tumulazioni: oltre 700 bare sono in attesa di trovare sepoltura.
E’ emergenza nel cimitero di Santa Maria dei Rotoli, il più grande di Palermo, dove circa 700 bare sono ancora in attesa di trovare una degna sepoltura. I loculi disponibili sono esauriti da tempo e la situazione di estrema criticità – che va avanti in realtà da anni, finendo per divenire cronica nel corso del tempo – è ora aggravata dalla crisi pandemica in corso. Molte decine di feretri sono state provvisoriamente ammassate in tutti gli spazi disponibili all’interno del cimitero: terminato lo spazio disponibile nel deposito, le bare sono addirittura finite negli uffici amministrativi, mentre altre sono state provvisoriamente posizionate sotto alcune tensostrutture realizzate ad hoc per evitare che rimanessero esposte alle intemperie invernali.
Un’emergenza determinata dall’assenza di spazi sufficiente e dalla contemporanea impossibilità ad ricorrere alla cremazione delle salme: l’unico forno crematorio della città, infatti, è vecchio di quasi quarant’anni e da diversi mesi risulta guasto ed inutilizzabile. E mentre il nuovo è in fase di progettazione – con un tempo d’attesa previsto in almeno un anno e mezzo – per i feretri del capoluogo siciliano non c’è una destinazione alternativa. Il progetto del nuovo forno – dal costo stimato compreso tra i 70 e gli 80 milioni di euro – rimane per ora solo sulla carta: affinché venga realizzato rimangono da espropriare i terreni su cui verrà costruito, localizzati in un’area, quella di piane Conca d’oro, nota anche per la tipicità di alcuni prodotti agricoli tra i quali il mandarino tardivo. Insomma, in attesa di novità sul nuovo forno, la situazione rimane emergenziale e occorre trovare soluzioni decisamente più immediate, sulle quali il Consiglio comunale è al lavoro da giorni – finora senza alcun significativo risultato.
L’ultima fase di grave emergenza è iniziata un paio di mesi fa, con il raggiungimento del tetto di sepolture possibili e l’inizio della estrema difficoltà di gestione dei feretri. A metà dicembre erano oltre 500 le bare suddivise tra camera mortuaria, magazzini e capannoni allestiti a deposito per fronteggiare la crescente situazione di disagio. “Una situazione ai limiti dell’indecenza“, aveva dichiarato il mese scorso il portavoce del Movimento 5 Stelle Antonino Randazzo dopo un sopralluogo al cimitero. “I resti delle casse in legno utilizzate per la sepoltura sono stati gettati in aree accessibili al pubblico e non delimitate all’interno di sacchi non sigillati“, aveva detto puntando il dito contro la gestione dei rifiuti speciali derivanti dalle estumulazioni ed esumazioni.