Trattative in corso per imbarcare in Maggioranza un numero di Senatori sufficiente a garantire la stabilità al Governo.
Raggiungere e superare la maggioranza assoluta al Senato – fissata a quota 161 – per garantire la prosecuzione dell’esperienza di Governo. Magari arrivando, con una decina di nuovi ingressi, attorno a quota 167. E’ questo l’obiettivo del Premier Giuseppe Conte, impegnato nella ricerca di Senatori che possano garantirgli di rimanere a Palazzo Chigi. Il tempo è poco: mercoledì prossimo a Palazzo Madama si voterà sulla relazione del Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, Matteo Renzi ha già annunciato che Italia Viva voterà no e, se venissero confermati i numeri di martedì, il Governo sarebbe già a rischio.
Ieri Conte è salito al Colle, per un confronto con il Presidente Sergio Mattarella, cui ha promesso che presto la Maggioranza sarà più ampia e quindi più solida, abbastanza da garantire una dignitosa ripartenza all’attività dell’Esecutivo. E allora l’attenzione si concentra sui gruppi parlamentari, alla ricerca dei Senatori che potrebbero arrivare in soccorso di Conte: almeno un paio di renziani – forse tre – sarebbero sul punto di mollare Italia Viva per fare ritorno in Maggioranza, forse addirittura rientrando nel PD. E’ il caso del Senatore di Italia Viva Eugenio Comincini che, prima in un lungo post su Facebook e poi in un’intervista alla trasmissione di Radio1 Un giorno da pecora, ha spiegato a chiare lettere che se ricucire lo strappo tra renziani e Governo dovesse dimostrarsi impossibile, sarebbe pronto a fare retromarcia e rientrare nei ranghi della Maggioranza. Con lui, potrebbero fare ritorno anche Leonardo Grimani e Mauro Marino, mentre rimangono intensi i contatti con Daniela Sbrollini e Anna Maria Parente. Riccardo Nencini, che invece la fiducia l’ha già votata, tratta ora per un posto nel Governo: potrebbe diventare Ministro, o almeno garantire un posto da sottosegretario al suo fedelissimo Vincenzo Maraio.
Anche in Forza Italia c’è chi valuta la possibilità di abbandonare l’Opposizione, magari per unirsi ai Senatori del Maie e costituire un nuovo gruppo centrista di sostengo all’Esecutivo. I nomi sono quelli di Luigi Vitali, Anna Carmela Minuto, Virginia Tiraboschi. A loro potrebbe aggiungersi l’ex fedelissima di Berlusconi Maria Rosaria Rossi: dopo aver votato la fiducia, martedì sera la Senatrice è stata avvistata a Palazzo Chigi.
Le trattative coinvolgono in queste ore anche l’Udc, i cui quattro Senatori sembrano però essere spaccati sul da farsi: se Antonio De Paoli pare fortemente legato al Centrodestra, più incertezza c’è per quanto riguarda il Segretario Lorenzo Cesa e per Antonio Saccone, intenzionato a seguire in ogni caso il capo. Dall’altra parte Paola Binetti, fortemente tentata da un ritorno al Centrosinistra. E visto che la scelta dei centristi potrebbe rivelarsi decisiva – in attesa di capire cosa accadrà sugli altri fronti – il pressing della Maggioranza si intensifica: sul piatto un Ministero – potrebbe essere quello vacante dell’Agricoltura, o quello dei Trasporti, scorporato dalle Infrastrutture. I democristiani per ora non cedono, ma trattano, chiedendo come condizione fondamentale le dimissioni di Conte e poi la formazione di un nuovo Governo guidato dallo stesso Premier: ipotesi per ora scartata con forza dall’avvocato.
Anche perché, dietro il racconto “ufficiale” di un Premier determinato e sereno c’è la realtà, che parla di un Conte ancora parecchio preoccupato. Il timore di sgambetti rimane vivo, i dubbi tra gli alleati non sono un mistero: ultime in ordine di tempo, arrivano oggi le dichiarazioni della Deputata Dem Chiara Gibaudo, che a Open non nasconde una certa insoddisfazione nei confronti dell’operato del Premier, affermando di aver votato sì alla fiducia per scongiurare una crisi al buio e per “uscire da questa crisi con un Governo che abbia comunque uno scatto diverso e una capacità maggiore di affrontare problemi e di dare risposte ai cittadini, anche per l’attuazione del Recovery Plan“.
La sensazione è che in Maggioranza, nonostante la decisione di andare avanti con Conte, l’obiettivo sia garantire al Premier una vittoria, ma non un trionfo. Se infliggere una sconfitta a Matteo Renzi può essere interpretata come una buona notizia da gran parte dei membri del Governo, l’idea di un Conte dominante – e quindi nuovamente tentato dall’idea di essere l’uomo solo al comando – non appassiona parte dei 5 Stelle e non piace affatto al PD.
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