Migliaia di dipendenti di Palazzo Chigi si dicono “non soddisfatti” per l’aumento di 125 euro mensili lordi. La cifra è già superiore del 50% a quella per i ministeriali.
Durante un periodo caratterizzato da una dura regressione economica, per i dipendenti di qualsiasi fabbrica, azienda o posto di lavoro un aumento sullo stipendio sarebbe importante, in certi casi vitale. Non sembrano però pensarla così alcuni dipendenti di Palazzo Chigi che hanno respinto la proposta dell’Aran – società che gestisce il negoziale delle pubbliche amministrazioni – di accettare 125 euro in più al mese sullo stipendio. Una cifra che non basta, stando a quanto dicono i dipendenti che in occasione del rinnovo contrattuale del 2016/2018 speravano di ottenere una cifra ancora maggiore. Questa ed altre polemiche operate da sindacati come Snaprecom hanno reso lo sblocco dei contratti – sulla carta un’operazione semplice ed immediata – molto complicata.
Sono circa duemila i dipendenti interessati dall’aumento: “Dopo 15 mesi di tira e molla, a Natale ho sottoposto il contratto all’attenzione dei sindacati, ma la mancata disponibilità alla firma da parte di Snaprecom, Sipre e Ugl, che in questo caso rappresentano nel complesso oltre il 51% dei dipendenti sindacalizzati, non ha permesso la sottoscrizione del documento”, spiega Antonio Naddeo, direttore dell’Aran che si dice esasperato dalla situazione. L’uomo ha lanciato un ultimatum ai sindacati ostili che non vogliono accettare un aumento che pure è superiore del 50% a quello che spetta ai dipendenti ministeriali: “O ci ripensano o per me è finita qui. Oltre al maxi-aumento i sindacati ostili chiedono ulteriori interventi che però non sono oggetto della contrattazione”, le sue parole. In media, lo stipendio complessivo di un dipendente di Palazzo Chigi si aggira tra i 30.000 ed i 40.000 euro: non male in un periodo in cui molte persone sono costrette a ricorrere alla Caritas o al banco dei pegni per portare a casa i soldi necessari per sopravvivere. Ciononostante, i sindacati hanno protestato e richiesto anche altri interventi, rifiutati da Aran come indennità di presidenza e la possibilità per alcune categorie di richiedere più ferie. I dipendenti godono già di numerosi vantaggi, ad esempio svolgono attività che possono diventare smart working nel 90% dei casi. In ogni caso, Aran sembra ben poco incline ad assecondare richieste che appaiono decisamente esagerate.