Le famiglie delle vittime di Covid chiedono risposte ma il Ministro della Salute Roberto Speranza glissa sul piano pandemico che sarebbe dovuto servire per cestire l’emergenza sanitaria.
In Italia, ogni giorno, ciò che certamente si conta sono i decessi collegati al Covid. E il giallo sul piano pandemico – il piano che ogni Paese è tenuto ad avere e ad aggiornare di frequente per fare fronte ad eventuali pandemie come, appunto, quella di Covid – sembra destinato a non risolversi in fretta. Uno dei nodi da sciogliere è quello sul dossier pubblicato a maggio sul sito dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e rimosso dopo sole 24 ore. Il ricercatore Francesco Zambon, uno degli autori del dossier, sostiene di avere ricevuto pressioni da Ranieri Guerra – direttore aggiunto dell’Oms, e dg del Ministero della Salute fino al 2017, incaricato ai tempi di aggiornare il piano – per fare rimuovere il rapporto dal sito. Ma l’ultimo aggiornamento del dossier, a quanto pare, non va altre il 2006: infatti quello del 2017 risulta essere un mero copia e incolla di quello risalente a ben undici anni prima. Per questa ragione, su input della Procura di Bergamo, la scorsa settimana la Guardia di Finanza ha eseguito una serie di acquisizioni negli uffici del Ministero della Salute. I militari si sono fatti consegnare documentazione cartacea ed elettronica relativa al piano pandemico nazionale del 2017. L’Oms, dal suo canto, ha già chiesto l’immunità per i suoi dipendenti tra cui, appunto, Ranieri Guerra.
Documentazione che il Ministro della Salute Roberto Speranza sembra pronto a difendere con le unghie e con i denti, al punto di aver ripetutamente negato di averla pur di non mostrarla neppure ai parenti delle vittime di Covid. Lo scorso 20 agosto l’avvocato Consuelo Locali, rappresentante legale dell’Azione Civile Vittime del Covid, aveva presentato un’istanza per ottenere il documento. Ma la risposta del Ministro Speranza è deludente: “Piano anti Covid? Non lo abbiamo, non è un piano pandemico approvato formalmente e non spetta a noi pubblicarlo“.
Eppure fu presentato a Speranza in bozza il 20 febbraio, arrivò in busta chiusa ai membri del Comitato tecnico scientifico l’1 marzo e fu approvato ufficialmente dal Cts il 2 marzo. Ma nessuno lo tira fuori e si rimbalza la responsabilità da un Palazzo all’altro. Infatti il responsabile della Trasparenza, Alberto Zamparese, ha detto di rivolgersi a Palazzo Chigi. Sempre Zamparese, nella lettera di risposta all’istanza dell’avvocato Locati, ha scritto che il documento richiesto sarebbe solo uno studio contenente elaborazioni matematiche e dati statistici sui possibili scenari in caso di epidemia, elaborato dalla Fondazione Bruno Kessler di Trento e illustrato per la prima volta il 12 febbraio 2020 dal dott. Stefano Merler ai membri del Comitato tecnico scientifico. Ma si tratta di due studi diversi. Infatti quello che il dottor Merler ha presentato agli esperti del Cts riguarda l’impatto del Covid sul Servizio sanitario e s’ intitola: “Scenari di diffusione di 2019-nCov in Italia e impatto sul Servizio sanitario, in caso il virus non possa essere contenuto localmente”. Nulla c’entra dunque con il “piano segreto”: “Piano operativo di preparazione e risposta a diversi scenari di possibile sviluppo di una epidemia da 2019-nCov”.