Dopo l’ok ottenuto ieri sera alla Camera, il Premier Conte cerca di incassare oggi la fiducia al Senato. Ma sui numeri c’è grande incertezza.
Il giorno della verità, quello in cui la resa dei conti potrebbe finire per trasformarsi nella resa di Conte. Il Premier tra poco si presenterà in Senato, come fatto ieri alla Camera, alla ricerca di numeri abbastanza solidi per poter portare avanti l’Esecutivo, evitare le dimissioni e scongiurare scenari dall’esito incerto. Dopo l’apertura della crisi da parte di Matteo Renzi, la fase di stallo che stiamo attraversando ha vissuto momenti alterni, e a Palazzo Chigi i giorni in cui sembrava che l’operazione “costruttori” fosse cosa fatta hanno via via lasciato il campo a dubbi, incertezze e timori.
Timori che ora assalgono anche il Premier – convinto per giorni che tutto sarebbe andato per il meglio e deciso nel chiudere a qualsiasi possibilità di ricucire lo strappo con i renziani – e che vengono alimentati dai numeri di ieri a Montecitorio, dove Conte ha, sì, ottenuto la fiducia, ma ha incassato “appena” 321 voti favorevoli: pochi, rispetto a quelli ottenuti nel settembre del 2019 – quando il Presidente del Consiglio ottenne il via libera dall’Aula al suo secondo Esecutivo con 343 sì – ma pur sempre più dei 315 che, a un certo punto, Conte sembrava ieri destinato a ottenere.
Sempre ieri, negli ambienti vicini al Premier si ipotizzava che un buon risultato nella conta alla Camera potesse fare da volano per il passaggio sotto le forche caudine di oggi a Palazzo Madama, dove il pallottoliere parte da 151. Ma i lavori in corso con alcuni Senatori di Forza Italia potrebbero far lievitare la quota a sostegno di Conte, nonostante le smentite di rito: “Non daremo mai il sostegno a un Governo di Sinistra“, fanno sapere gli azzurri, mentre dall’Esecutivo si lascia trapelare che secondo i calcoli di Palazzo Chigi l’asticella sarebbe ferma, in questo momento, a quota 156, con l’obiettivo di incassare almeno un altro paio di voti a favore per arrivare a 158.
La maggioranza assoluta arriva a quota 161: che il Governo raggiunga questa soglia appare ormai impensabile, tanto che il Premier sta ormai da qualche giorno facendo intendere che anche una maggioranza semplice possa bastare per superare questa fase critica. Sulla stessa linea anche il Senatore ex 5 Stelle Saverio De Bonis, certo che oggi l’Esecutivo incasserà abbastanza voti per poter procedere, per poi intervenire con nuovi innesti che renderanno la Maggioranza più solida: “Il mio pronostiche è che arriveremo a 158“, dice. “Ci saranno dei colleghi responsabili e poi ci sarà un’altra sorpresa“. Incertezza anche sulla decisione dei Senatori di Italia Viva: alcuni dei renziani potrebbero decidere di non seguire il proprio leader e di rimanere nell’area del Governo. “Potrebbero essere due o tre“, dicono dal Maie.
L’impressione è che il passaggio di oggi – salvo clamorosi colpi di scena – possa vedere Conte superare indenne la verifica del Senato. I problemi, però, arriveranno quasi certamente a partire da domani, quando si dovrà votare lo scostamento di bilancio: se l’approvazione dovesse dipendere esclusivamente dal sostegno di Renzi o del Centrodestra, per il Premier le cose si metterebbero subito in salita. Così come, senza nuovi ingressi in pianta stabile nella Maggioranza, il cammino dei prossimi mesi risulterebbe a dir poco complesso. Sul fronte opposto, però, si ragiona anche su una vendetta finale nei confronti di Matteo Renzi: “Si è politicamente suicidato“, dice un noto esponente del PD. “O parte un altro Governo, e Renzi non ci sarà, o si va al voto a giugno. E anche qui, lui non ci sarà. Per Renzi sarà una sconfitta in ogni caso“.
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