L’incredibile storia di Alessandro Gullotto, che dopo aver restituito una cospicua cifra eccedente i ristori che gli spettavano, si è visto bloccare dall’Agenzia le erogazioni delle successive tranche di pagamenti.
Quella della ristorazione è una delle categorie maggiormente danneggiate dalle misure imposte dal Governo per contrastere la diffusione del Coronavirus. Dopo i mesi di lockdown e un’estate quasi “normale“, dall’inizio dell’autunno i ristoranti sono infatti tornati a chiudere in gran parte del Paese.
E mentre nei giorni scorsi veniva lanciata – senza per la verità un grande numero di adesioni effettive – l’iniziativa di protesta pacifica #ioapro, da Anguillara Sabazia, Comune sul Lago di Bracciano ad una trentina di chilometri da Roma, arriva la storia di Alessandro Gullotto, quarantanovenne gestore del ristorante La Caletta, che dopo aver inoltrato la richiesta di ristori legati alle chiusure si è visto recapitare un bonifico inatteso: 83.654 euro, una cifra ben superiore ai 6.105 euro che sarebbero spettati alla sua attività.
La prima reazione, racconta Gullotto al quotidiano “La Repubblica“, è stata piena di stupore: “Ci siamo detti ‘e ora che facciamo?‘ Ci siamo immediatamente attivati per restituire la parte eccedente scrivendo numerose Pec all’Agenzia delle Entrate e contattando la nostra commercialista“, racconta il ristoratore. La risposta ricevuta, via mail, dall’Agenzia delle Entrate non si è però dimostrata di aiuto, visto che spiegava che “Non era prevista la restituzione del denaro eccedente se non con un F24 come in una sorta di ravvedimento“. A quel punto, prosegue nel proprio racconto Gullotto, dopo una decina di giorni di incertezza, “ci siamo rivolti al nostro direttore di banca che ci ha consigliato di fare un bonifico all’Agenzia delle Entrate. E così abbiamo fatto”, bonificando all’Iban dell’Agenzia la parte in eccesso.
Fine della storia? Assolutamente no. “Contestualmente, e probabilmente sbagliando, la nostra commercialista ha inviato una lettera di rinuncia all’Agenzia delle Entrate“. Una rinuncia che si riferiva alla parte ricevuta in eccesso, non alla misura dei ristori in assoluto, precisa Gullotto. “Fatto sta che il secondo e terzo ristoro, che dovevano essere erogati in automatico, non sono arrivati. Ci siamo informati e la risposta è stata che quella lettera di rinuncia era stata accolta come se noi avessimo rinunciato totalmente ai Ristori“.
Di fronte a questa inattesa novità, Gullotto ha contattato nuovamente l’Agenzia cercando di ricostruire nel dettaglio tutta la vicenda “ma la risposta ricevuta ci ha lasciati senza parole. Secondo l’Agenzia delle Entrate il loro software non è in grado di sbloccare la nostra pratica e ora stanno lavorando con il personale informatico per aggiornare il programma”, in modo da poter erogare la seconda e la terza tranche. Tempi previsti per risolvere la situazione? Impossibili da prevedere. Ma i giorni passano, il ristorante rimane chiuso – il Lazio da oggi è in zona arancione – e i soldi non arrivano. “A me i Ristori non servono per andare in vacanza ma per poter lavorare, se dovessero arrivare tra sei mesi o un anno la mia azienda non ci sarà più“, spiega Gullotto, che pure non ha cambiato idea sulla sua decisione di restituire il denaro in eccesso ricevuto: “Certamente restituirei il denaro ma non come ho fatto. Terrei da parte i soldi in eccedenza, invierei una Pec per comunicare l’errore e attenderei le loro disposizioni“.
Una vicenda che però dice molto sui ritardi che riguardano due fattori cruciali della gestione amministrativa del nostro Paese: la riduzione della burocrazia e il processo di digitalizzazione della pubblica amministrazione. A questo si aggiunge quello che per Gullotto è l’aspetto più grave: “non essere riusciti a trovare un interlocutore con il quale confrontarci nel momento del bisogno. Sicuramente qualcuno ha sbagliato, l’Agenzia nell’inviarci la somma errata e magari anche la nostra commercialista nell’inviare la rinuncia. Ma dato che l’errore è umano ci deve essere anche la possibilità di recuperare a quell’errore“.
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