La disperazione di Francesca Lazzerin, titolare di un ristorante torinese multato per aver aperto ignorando le restrizioni anti-Covid.
Lo avevano annunciato con un tam tam partito sui social e lo hanno fatto: migliaia di ristoratori hanno deciso di riaprire anche dopo le 18 le proprie attività durante questo fine settimana a dispetto delle limitazioni imposte dal Governo per contrastare la diffusione dei contagi da Coronavirus. Un’iniziativa cresciuta in rete sotto l’hashtag #ioapro, che ha coinvolto molte attività soprattutto nel nord Italia.
Una protesta pacifica nata per evidenziare le difficoltà di un settore che – essendo tra quelli maggiormente colpiti dalle restrizioni dei vari Dpcm – si trova a dover cercare di andare avanti potendo contare esclusivamente su ristori che, in molti casi, non sono neanche lontanamente sufficienti a pagare le spese di gestione tra tasse, bollette e saldo dei fornitori.
Per questo anche Francesca Lazzerin, titolare della Trattoria Cerere di Torino, ha deciso di aderire all’iniziativa “io apro 1501“: ha aperto le porte del proprio locale, preparato i tavoli, cucinato per i clienti che si sono presentati. Il tutto con la consapevolezza che, dato anche l’annuncio fatto sui social circa la ripresa dell’attività, le Forze dell’Ordine si sarebbero presentate imponendo la chiusura e sanzionando il ristorante. Sono stati multati anche i clienti. “Non ho nulla da perdere, sono disperata“, dice Lazzerin, in lacrime. Gli ultimi ristori, fa sapere la ristoratrice, sono arrivati nel mese di novembre. Ciò nonostante “continuiamo a pagare l’affitto, le bollette della luce e del gas, la Tari, l’Irpef, i contributi“, spiegava in un videomessaggio pubblicato su Facebook annunciando. “Siamo in tre: e in tre abbiamo bisogno di mangiare e di vivere“, concludeva Lazzerin.
“E’ otto anni che siamo aperti, ma questa è la nostra fine”, rincara la dose la titolare del ristorante, facendo sapere che – oltre alla multa – al suo locale è stata imposta una chiusura di 5 giorni. “Ma io ringrazio davvero tutti i clienti perché non aspettavo tanta solidarietà. Siamo in un momento disperato, è tutto il nostro lavoro che va in fumo, a 40 anni mi ritrovo a dover chiedere soldi a mia mamma“, aggiunge Lazzerin.
Le prenotazioni per la serata “ribelle” erano state tante, circa 40, e quasi tutti i clienti si erano puntualmente presentati, nonostante il rischio di essere multati: avevano deciso di esprimere così la loro solidarietà verso la ristoratrice. Che ringrazia e prova a spiegare le difficoltà che si trova ad attraversare da qualche mese a questa parte: “A dicembre del 2019 avevamo incassato 20 mila euro, lo scorso mese appena tremila. Ma ci è arrivato, oltre alle altre tasse, anche un conto della Tari da 5 mila euro da pagare“.
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