Anche l’Udc volta le spalle alla Maggioranza preferendo il Centrodestra. I responsabili non rispondono alla chiamata del Premier Conte.
Numeri sempre più incerti al Senato: la conta di Conte si è fermata troppo presto, non oltre quota 152 a quanto pare. Ma il Quirinale ha messo l’asticella al 161 altrimenti il Conte Ter non si può fare. La chiamata si sta trasformando in un “sos” a cui però pare che molti non siano disposti a rispondere se non con dei secchi”no grazie”. Il primo rifiuto arriva dai centristi dell’Udc su cui la Maggioranza riponeva almeno un po’ di speranze. Ma a richesta è arrivato responso poco gradito: “Non ci prestiamo a giochi di Palazzo e stiamo nel Centrodestra. I nostri valori non sono in vendita”. La seconda freddura per il Premier è arrivata da Italia Viva, a dispetto delle convinzioni degli ex colleghi del PD, stanno resistendo alle lusinghe di eventuali dicasteri. Terza delusione arriva dal neonato Maie-Italia23, gruppo fondato da Ricardo Merlo e che si appresta ad ospitare i cosiddetti ‘costruttori’ per dar vita alla quarta gamba dell’attuale Maggioranza. Merlo parrebbe ottimista sulla possibilità di ottenere la fiducia al Senato ma il suo Movimento – che non vuole diventare il partito di Conte ma che vede nel Premier un punto di riferimento – stenta ad ampliare la compagine. Nemmeno Azione di Carlo Calenda sembra disposta a sostenere il Presidente del Consiglio. Il candidato sindaco di Roma ha rivelato di essere stato chiamato dal primo cittadino di Benevento Clemente Mastella che gli avrebbe proposto uno “scambio di favori” a cui lui si sarebbe sottratto senza indugi.
E mentre il Premier sembra sempre più ad un passo dal perdere Palazzo Chigi, colui che ha aperto la crisi, Matteo Renzi – intervistato dal Messaggero – si è detto anche disposto ad una riconciliazione purché l’iniziativa parta dal nemico: “Senza di noi non hanno i numeri, sono lontani da quota 161 al Senato. Hanno raccontato un loro auspicio come fosse la realtà. Noi siamo disponibili come sempre a riaprire le trattative ma deve chiederlo al Premier”. Conte, dal canto suo, non vorrebbe riaprire un tavolo che Renzi ha rovesciato nel tempo di una conferenza stampa ma i numeri parlano chiaro e andare ad elezioni è troppo rischioso: le probabilità di consegnare il Paese al Centrodestra sono altissime. Il PD ha paura, non è disposto a “morire per Conte” e, per questo dai Dem – ma persino dai Cinque Stelle che Renzi lo hanno sempre detestato – iniziano ad arrivare spinte perché si riprenda il dialogo con Italia Viva. Tuttavia riaprire un dialogo significherebbe passare inevitabilmente attraverso le dimissioni di Conte, conditio sine qua non posta da Renzi. E, alla luce dei trascorsi dell’ex sindaco di Firenze, Conte non si fida.