Il sesso dei genitori sarà indicato con genitore uno e genitore due: lo ha deciso il Viminale con un’ordinanza annunciata dal Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese.
I genitori dei minori di 14 anni tornano a chiamarsi genitore uno e genitore due: a stabilirlo è stato il Viminale, con un’ordinanza che cancella il precedente provvedimento che aveva fissato come termini indicati per riferirsi ai parenti di un bambino “madre” e “padre”. Una definizione simile per il Viminale – che ha già mostrato di tenere particolarmente alla questione dei diritti civili legati alle identità di genere – sarebbe forse discriminatoria nei confronti delle coppie omosessuali o di chi non si sente inquadrato in uno dei due generi sessuali. La misura è stata annunciata dal Ministro degli Interni del Governo Conte Luciana Lamorgese che ha pronunciato queste parole: “Il nuovo schema di decreto ha già ottenuto il concerto dei ministri di Economia e della pubblica amministrazione ed è in attesa del parere del Garante, a seguito del quale sarà sottoposto alla Conferenza Stato-Città”. Ma il problema non è stato sollevato dai garanti dei diritti civili, bensì da un ente legato alla privacy.
Infatti, a richiedere più insistentemente al Viminale di cambiare la dicitura con cui vengono indicati i genitori dei minori sui moduli scolastici e sulle Carte di Identità è stato il Garante della Privacy che ha registrato una grande difficoltà nel proteggere i dati sensibili dei genitori di minori conoscendone direttamente il sesso: “Ci sono criticità dal punto di vista della di protezione dei dati e della tutela dei minori, nei casi in cui i soggetti che esercitano la responsabilità genitoriale non siano riconducibili alla figura materna o paterna”, ha aggiunto Lamorgese spiegando le ragioni dietro la decisione del suo dicastero di tornare – metaforicamente parlando – al 2015, anno in cui il Governo Renzi decise di indicare con la dicitura genitore uno e due i parenti più prossimi dei bambini, una decisione volta a tutelare le famiglie LGBT. A modificare il suo provvedimento era stato un decreto dell’allora Ministro dell’Interno Matteo Salvini che nel 2019 aveva dichiarato di volersi battere per la famiglia tradizionale, a sua detta composta sempre da una madre e un padre. Alla fine però, a portare Lamorgese ed il Viminale a cambiare il decreto è stata la preoccupazione per la privacy dei minori piuttosto che una battaglia ideologica e politica.
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