Il segretario PD Nicola Zingaretti condanna la scelta di Renzi di staccare la spina al Governo definendola “Incomprensibile”. Ma la posizione del PD, osservando i fatti, potrebbe non essere così netta.
Incomprensibile. E’ così che il segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti definiva a caldo, nella serata di ieri, la scelta di Italia Viva di aprire ufficialmente la crisi di Governo. Le dimissioni dei Ministri Bellanova e Bonetti e del sottosegretario Scalfarotto, annunciate da settimane ma rimaste in congelatore fino a ieri pomeriggio, sono state accolte con disappunto in via del Nazareno: “Tutti i partiti di maggioranza, e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ancora oggi pomeriggio, avevano assicurato la disponibilità di costruire insieme una visione del futuro, un patto di legislatura“, ha affermato Zingaretti. “Questo rende la scelta di Italia Viva, di fronte a questa responsabilità, ancora più incomprensibile“.
Parole che certificano un recente avvicinamento dei Dem al Presidente del Consiglio. Almeno formalmente. Un avvicinamento fatto però quasi esclusivamente di prese di posizione pubbliche – attraverso social e interviste – arrivate spesso in risposta al pressing sempre più alto portato da Matteo Renzi nei confronti di Palazzo Chigi. Nei fatti, al di là del ruolo di mediatori della trattativa tra l’ex sindaco di Firenze e l’Avvocato, ricoperto da illustri esponenti democratici – il vicesegretario Andrea Orlando e il capodelegazione Dario Franceschini su tutti – il PD non ha mai preso concretamente l’iniziativa per scongiurare una crisi che era nell’aria ormai da più di un mese.
E se di fronte alle prime recriminazioni di Italia Viva – fermamente contraria alla Task Force voluta da Conte per la gestione del Recovery Plan e all’assegnazione allo stesso Premier della delega ai servizi – i silenzi del PD avevano imbarazzato Palazzo Chigi, che li aveva interpretati come una forma di tacita approvazione delle contestazioni renziane, le cose sono cambiate, almeno in apparenza, nelle ultime settimane, quando le esternazioni ufficiali provenienti dal Nazareno hanno sempre cercato di rintuzzare entrambe le parti in causa, invitando Conte ad un “cambio di passo” e Renzi a evitare “comportamenti irresponsabili”.
Non è un mistero che, da più parti, la posizione spesso ambigua dei Dem nei confronti delle prese di posizione di Italia Viva sia stato interpretato come un modo per “mandare avanti” Renzi nella contestazione di un Premier mai completamente accettato da tutto lo stato maggiore democratico. Un’occasione per entrambi, a ben vedere: per Renzi, che da questa situazione potrà riguadagnare visibilità politica, centralità e – questo dipende dall’esito della crisi – forse qualche posto importante nella gestione dei fondi europei; per il PD per liberarsi di un alleato che – ormai è di tutta evidenza – punta apertamente ad essere il candidato della coalizione giallo-rossa alle prossime elezioni.
E’ altrettanto evidente, però, che il PD non possa esporsi apertamente contro Conte, in questa partita a scacchi giocata – questa almeno l’impressione – soltanto sulle preferenze e sui possibili vantaggi che le rispettive forze politiche potranno trarne. E così, le parole di condanna di Zingaretti sono tutte per Renzi: “Adesso è a rischio tutto, gli investimenti per il nostro Paese, è a rischio sicuramente anche il Mes, perché è una scelta che frena il processo di ricostruzione“, ha chiarito ancora Zingaretti, accusando l’ex sindaco di Firenze della responsabilità della situazione attuale. “Oggi ci sono stati 500 morti e noi abbiamo alla crisi di governo? Io francamente non lo capisco“, ha poi concluso il segretario Dem.
E proprio il Mes – una delle condizioni indispensabili poste da Italia Viva per evitare la crisi – rappresenta plasticamente l’ambiguità della situazione interna all’ormai ex Maggioranza di Governo: se il Movimento 5 Stelle vede da sempre il fondo salva stati come un cappio, rifiutandone l’attivazione in maniera testarda, il PD non ha mai nascosto di guardare con favore all’ipotesi che l’Italia potesse decidere di approfittarne. Un nodo mai realmente sciolto nei rapporti di forza tra Dem e grillini, che ora sembra essere arrivato al pettine dopo la forzatura di Matteo Renzi.
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