A Pesaro il Comune ha riscosso in media l’importo di una sanzione su tredici tra quelle effettuate negli ultimi mesi: le multe non pagate stanno aumentando.
Se le misure restrittive per il Coronavirus sono state accusate dai più maliziosi di essere uno stratagemma del Governo per “fare cassa”, ciò non sta avvenendo sicuramente a Pesaro che ha la più alta percentuale di multe non pagate per quanto riguarda l’applicazione dei Dpcm del Premier Giuseppe Conte. Il comune situato nelle Marche infatti ha fatto registrare ben 2.094 sanzioni da quando sono entrate in vigore nel lontano marzo 2020 le prime misure di distanziamento che limitano la libertà personale per combattere la pandemia: le autorità locali ora stimano che soltanto una multa su 13 sia stata effettivamente pagata. Per metterla sul piano prettamente economico, su una cifra prevista di 837.600 euro, il Comune ne ha incassati appena 63.600. Ciò che è emerso da questa situazione è una tendenza a fare ricorso per un provvedimento che alcuni tribunali hanno già considerato illegittimo o a disinteressarsi completamente della sanzione.
I dati parlano chiaro: considerando le prime 383 sanzioni – corredate di denuncia che nel periodo iniziale della pandemia veniva associata alla multa – le multe non pagate sono state 288. Di queste però, solo 28 sono state accompagnate dal ricorso al prefetto – motivato con ragioni di impellente necessità – che può portare all’annullamento della sanzione qualora venga ritenuta effettivamente illegittima. La percentuale di “disinteresse” cresce considerando il secondo arco temporale caratterizzato da restrizioni dove ben 1429 persone sulle 1711 che hanno ricevuto la multa hanno scelto di ignorare semplicemente il provvedimento senza nemmeno presentare un ricorso. E’ possibile che molte di queste persone siano convinte che con il tempo, i Dpcm verranno definitivamente giudicati illegittimi, come le sanzioni ad essi correlate che potrebbero quindi decadere. Il Comune di Pesaro ovviamente ha deciso di non rimanere con le mani in mano davanti a questa eventualità e di riscuotere il prima possibile il denaro – 400 euro in media a sanzione – con gli interessi, presentando un’ingiunzione di pagamento ai primi 100 “debitori”. Le violazioni sembrano essere state molto meno frequenti tra i proprietari di esercizi commerciali, forse preoccupati dalla prospettiva di dover chiudere completamente i battenti come già rischiano di fare a causa della crisi: su 120 violazioni registrate, ben 102 sono state tempestivamente corrette dagli esercizi commerciali non in regola. Una situazione che ben rispecchia lo stato mentale con cui tanti cittadini – provati e sfiduciati da una situazione di crisi che sembra non avere una fine – hanno vissuto questo ultimo, difficile anno.