Il Governo Conte sta vivendo una profonda crisi, l’ennesima del mandato. Nel frattempo, prepara il prossimo Dpcm: e c’è un duro colpo per i ristoranti.
Sono giorni difficili per il Governo del premier Giuseppe Conte ma anche per il paese e soprattutto per locali, ristoranti, palestre e via dicendo che attendono con ansia il Dpcm del 15 gennaio: un decreto che – stando alle dichiarazioni del Ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia – con tutta probabilità non conterrà le tanto sperate indicazioni per la riapertura ma al contrario rischierà di penalizzare ancora quelle stesse categorie già in grave crisi. Il Governo attaccato su tutti i fronti e specialmente dal partito di Italia Viva – con cui sembrava essersi riappacificato sulla questione della task force – continua a lavorare sulle nuove misure restrittive per arginare una terza ondata di contagi, ritenuta imminente dal Comitato Tecnico Scientifico. Sfortunatamente, queste misure continueranno probabilmente a gravare su quelle stesse categorie che hanno chiesto negli ultimi giorni di poter tornare a lavorare anche solo con gli ingressi contingentati: primi tra tutti stando a quanto hanno lasciato intendere i ministri di Conte, i ristoranti. Non va meglio per palestre ed attività simili che non hanno ancora ricevuto nessuna direttiva dal Cts che ha già rimandato una volta la riapertura: le uniche attività che forse torneranno ad operare – pur a regime ridotto – sono musei, centri culturali e gallerie d’arte, stando a quanto trapela dal tavolo delle trattative che vede la partecipazione di Conte, del Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini e naturalmente dei rappresentanti delle Regioni italiane.
“I casi di movida vanno assolutamente condannati, ci sarà una limitazione delle attività dalle 18 in poi che consentono fuori dei locali la creazione di gruppi che sostano e che si assembrano, stesse cosa vale per le cene a casa”, ha dichiarato in merito al prossimo Dpcm del Governo il Ministro Boccia, dicendosi favorevole a restrizioni ulteriori per ristoranti e locali, ai quali sarà probabilmente vietato anche il servizio di asporto dopo le ore 18.00: in merito al coprifuoco, insomma, non si muove nulla nonostante alcuni governatori regionali abbiano protestato con veemenza per le nuove restrizioni a carico di una categoria in grave difficoltà che pure si è resa disponibile a qualsiasi tipo di misura di sicurezza pur di tornare ad operare con un orario più lungo. E dalla Sardegna, parte una protesta del settore volta a convincere il Governo a rivalutare la sua decisione. I titolari di alcuni locali hanno invitato i loro avventori a rimanere mezz’ora oltre il coprifuoco nei ristoranti e nei bar, seduti a distanza di sicurezza e con le mascherine indosso per un massimo di quattro persone per tavolo: “La nostra è una protesta pacifica volta a dimostrare il nostro senso di responsabilità e la nostra capacità di rispettare e far rispettare le regole di prevenzione del Covid-19″, spiega uno degli organizzatori dell’iniziativa citata che intende provare al Governo di essere in grado di far rispettare misure sufficienti a garantire la sicurezza all’interno del suo esercizio commerciale. Ciononostante, Boccia chiede collaborazione con il Governo: “La collaborazione è l’unica strada che conosciamo per superare la crisi che stiamo vivendo”, il suo commento in merito alla situazione attuale.
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