Umberto Sbrescia, storico titolare di un negozio di attrezzature fotografiche di Napoli, si è suicidato, lasciando in un biglietto un messaggio alla famiglia. Troppa la pressione per i debiti accumulati negli ultimi mesi.
Un dramma personale, una situazione economica sempre più difficile da affrontare, una passione – quella per la fotografia – che non è più bastata per andare avanti nel pieno della pandemia e della crisi economica. E così Umberto Sbrescia, 66 anni, titolare di uno dei più importanti punti vendita di attrezzature fotografiche di Napoli, ha deciso di farla finita. Lo ha spiegato in un bigliettino lasciato ai familiari, scritto personalmente poco prima di del gesto estremo, arrivato nella mattinata di sabato.
Rientrava sempre a casa per pranzo, Umberto, ma sabato non si vedeva arrivare. E’ a quel punto che è scattato l’allarme: l’arrivo della polizia davanti al punto vendita, gli agenti che forzano la serratura, la drammatica scoperta del corpo senza vita dell’uomo, che si era chiuso all’interno del negozio e si era impiccato.
Nel biglietto, destinato ai familiari, il fotografo invitava i suoi cari a lasciare Napoli: troppi i debiti da lui contratti, sia con lo Stato che con privati interlocutori – probabilmente fornitori cui non era più in grado di garantire il saldo delle somme dovute. Inoltre, l’imminente sblocco dell’invio delle cartelle esattoriali sospese nel 2020 rappresentava, per lui, un ulteriore ragione di sofferenza.
La sua attività, avviata insieme al padre nel 1958, era un punto di riferimento per molti, a Napoli. Il negozio non lontano da piazza Garibaldi aveva fornito per decenni generazioni di fotografi – dagli specialisti delle cerimonie fino ai fotoreporter – ma attraversava, oramai da qualche anno, un momento di grave calo del giro d’affari. I servizi richiesti erano sempre meno numerosi, la necessità per i professionisti di rinnovare le proprie attrezzature meno frequente. Anche l’Accademia di Belle Arti, di cui Sbrescia era storico fornitore, aveva fortemente ridotto i suoi ordini per via di una sempre minore attività sul campo.
Un insieme di circostanze che aveva comportato forti perdite economiche per il negozio dell’uomo, a fronte di costi che rimanevano, invece, particolarmente elevati. E proprio Sbrescia, descritto da tutti come uomo non attaccato al denaro – e pronto, anzi, a venire sempre incontro ai suoi amici e clienti, anche concedendo comode rateizzazioni delle cifre dovute per i loro acquisti – alla fine ha mollato la presa, gettando nello sconforto la famiglia e gli amici, sconvolti dalla notizia della sua perdita.
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