A Montevarchi, il Partito Democratico ha protestato vivamente contro un’ordinanza riguardante il centro storico, definita al limite della xenofobia, ma gli alleati del Movimento 5 Stelle hanno deciso di astenersi.
Il nuovo regolamento per il commercio di Montevarchi, in Provincia di Arezzo, ha scatenato grandi polemiche. La giunta di Centrodestra, guidata dal Sindaco Silvia Chiassai, ha infatti varato un nuovo pacchetto di norme che interviene in modo netto sulla gestione e delle attività commerciali, in particolare per quanto riguarda il centro storico del comune toscano. Stop, quindi all’apertura di di sexy shop e a night club, così come viene impedita la nascita di nuove sale giochi e compro oro.
Le limitazioni volute dall’amministrazione comunale riguardano anche money trasfert, internet point e negozi etnici, sia di carattere alimentare che di altro genere: tutte attività spesso gestite e frequentate da stranieri residenti in Italia. Un insieme di norme che ha fatto infuriare i rappresentanti del Partito Democratico, convinti che l’iniziativa presa dal Comune abbia forti connotati xenofobi. In base al nuovo regolamento comunale, infatti, l’apertura di nuove attività – alimentari e non – sarà vincolata alla vendita di prodotti “della tradizione italiana“, che dovranno occupare “almeno il 70% della superficie di vendita“. Il nuovo regolamento prevede inoltre una serie di imposizioni per quanto riguarda le insegne delle varie attività, che dovranno “essere espresse esclusivamente con caratteri della cultura occidentale, in lingua italiana, fatta eccezione per le parole ormai divenute parte del linguaggio italiano“, rispetto alle quali, tuttavia, non è data alcuna indicazione ulteriore.
Le accuse più dure nei confronti dell’amministrazione comunale arrivano da Samuele Cuzzoni, Segretario del Circolo PD di Montevarchi, e dalla Segretaria cittadina del partito, Elisa Bertini, che si definiscono “allibiti dal nuovo regolamento“. Secondo i due esponenti democratici, il provvedimento punterebbe ad “insinuare a Montevarchi concetti divisivi ed ingiusti, quasi razzisti e sicuramente xenofobi“.
Ma il caso di Montevarchi, nel suo piccolo, evidenzia ancora una volta quanto, per quel che riguarda la gestione dell’immigrazione, le due forze al Governo del Paese – PD e Movimento 5 Stelle, entrambe all’Opposizione nel consiglio comunale della cittadina toscana – si attestino su posizioni profondamente diverse. Se la reazione Dem è stata durissima, altrettanto non si può dire dei rappresentanti 5 Stelle, che hanno deciso di astenersi dalla votazione sul nuovo regolamento. Una differenza di vedute che, sul piano nazionale, si è mostrata in tutta la sua ambiguità sia a proposito della modifica dei Decreti Sicurezza – con la difficoltosa approvazione di un nuovo testo che ha scontentato sia parte del PD che molti esponenti grillini – che in occasione delle autorizzazioni richieste al Senato in merito ai processi che vedono del Segretario leghista Matteo Salvini, accusato per sequestro di persona per aver impedito, da Ministro dell’Interno, l’entrata in porto delle navi Gregoretti ed Open Arms: casi su cui il Movimento, dopo aver sostenuto le scelte dell’ex alleato, ha cambiato repentinamente posizione dopo la rottura dell’alleanza con la Lega.
Il sindaco di Montevarchi Silvia Chiassai, intanto, respinge le accuse e sottolinea come il regolamento sia stato “in parte copiato da città amministrate da giunte di sinistra quali Firenze, Lucca e Prato“. Anche la questione delle insegne dei negozi, prosegue Chiassai, non rappresenta nulla di nuovo, visto che impone semplicemente alle attività di presentarsi in modo “leggibile e comprensibile dai cittadini“. Di fronte alle proteste espresse dagli esponenti democratici, la prima cittadina si è detta pronta a modificare il regolamento qualora si riuscisse a dimostrare che questo contenga norme illegittime, augurandosi che, in quel caso, facciano altrettanto anche “le altri amministrazioni di Sinistra”