La mediazione tra il Premier Giuseppe Conte ed il leader di Italia Viva Matteo Renzi pare essere entrata in una fase di stallo, con la crisi di Governo sempre più vicina.
La crisi politica si avvita e precipita in un pericoloso stallo. La situazione si complica, visto che la mediazione tra i due principali contendenti, il Premier Giuseppe Conte ed il leader di Italia Viva Matteo Renzi, sembra essersi arenata. Le giornate si susseguono frenetiche per cercare di dirimere una questione che si fa sempre più intricata: nessuno degli scenari, ad oggi è escluso. Certo, la crisi di Governo appare la più concreta delle ipotesi, ma in molti sperano ancora di poterla rendere pilotata, così da non procedere al buio. Fuori dai palazzi, intanto, la pandemia fa il suo corso.
E’ prevista per domani la consegna, da parte del Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, dell’aggiornamento del Recovery Plan – uno dei temi su cui Renzi ha maggiormente picchiato contro il Governo. Nella nuova bozza, i progetti relativi alla sanità vengono potenziati – dovrebbero ora aggirarsi attorno ai 18 miliardi di spesa – insieme a quelli rivolti ad infrastrutture sociali, istruzione e cultura. Ma che il Senatore toscano punti più in alto, ormai, non è più un mistero. E le sue minacce si sono spinte troppo oltre, per poter fare marcia indietro di fronte all’accoglimento, da parte dell’Esecutivo, delle sue istanze.
“Il problema è politico” e non personale, continua a ribadire Matteo Renzi, che insiste su una serie di questioni particolarmente complesse per gli equilibri di Governo. Tra queste l’accesso dell’Italia al Mes sanitario, prospettiva sempre respinta fermamente dal Movimento 5 Stelle. Non una questione di rimpasti o di nomine, assicura il senatore toscano: “Nessuna poltrona. Siamo infatti gli unici disponibili a lasciare le poltrone. Se le nostre idee servono, ci siamo. Se le nostre idee non servono, tenetevi anche le poltrone“, scrive nella sua tradizionale E-news, nella quale rivendica la diversità di Italia Viva da tutti gli altri partiti. Quale che sia la verità, difficile che Renzi vada incontro alla crisi senza un piano B, un’alternativa al ritorno alle urne che lo vedrebbe, salvo incredibili rimonte, escluso dall’arco parlamentare nella prossima legislatura, o relegato, nella migliore delle ipotesi, ad una presenza poco più che simbolica.
Dal Partito Democratico, intanto, arrivano parole di mediazione tra i contendenti, con il segretario Nicola Zingaretti che chiede un “rilancio” dell’azione di Governo, sottolineando come l’ingresso in una crisi potrebbe comportare “sviluppi imprevedibili“. Il Segretario Dem non nasconde di essere rimasto deluso dell’immobilismo di Giuseppe Conte, messo repentinamente all’angolo da Matteo Renzi ”
Si va avanti se il governo fa le cose. Se si ferma, la bicicletta cade” dice. Per questo, il numero uno Dem chiede che si evitino, all’interno della Maggioranza, “posizioni che destabilizzano“. Il leader PD sembra un po’ quella mamma che, non sapendo chi tra i due figli l’abbia davvero combinata grossa, rimprovera un po’ entrambi: se da una parte è esplicita la richiesta di maggior efficacia nei confronti del Governo – e quindi di Conte – dall’altra il riferimento ai comportamenti destabilizzanti è, senza ombra di dubbio, rivolto a Renzi. Sullo sfondo, quella crisi dagli sviluppi imprevedibili che dovrebbe suonare, per i renziani, come un riferimento al voto. L’ennesimo in queste settimane.
Parole in linea con quelle del vicesegretario Andrea Orlando, secondo il quale le condizioni per trovare una soluzione esistono, a patto che prevalga la razionalità: “Le formule si trovano se c’è prima la volontà politica, bisogna capire se c’è“, spiega Orlando, che sottolinea come per il PD sia fondamentale che il Governo riparta sulla base di un nuovo patto di legislatura da siglare con gli alleati. “L’alternativa proposta da Renzi non si capisce qual è“, dice ancora Orlando, che torna a sventolare l’ipotesi di un ritorno alle urne. “Temiamo che le elezioni siano l’unica soluzione possibile per una ragione molto semplice: tutte le altre ipotesi alternative a una soluzione costruita sulla base dell’attuale equilibrio, pur con i necessari ritocchi, non sono una soluzione perseguibile“.
Ma è davvero così? Non è detto. Perché se è comprensibile che le forze sovraniste di Opposizione chiedano le elezioni ormai da giorni, non mancano parlamentari che – sempre nel nome della responsabilità, beninteso – prenderebbero seriamente in considerazione l’ipotesi di sostenere un Governo di salute pubblica. E’ il caso dell’ala più moderata di Forza Italia, di molti componenti del gruppo misto, ma anche del gruppo di rappresentanti – tre Senatori e cinque Deputati – vicini al Governatore ligure Giovanni Toti, che propongono che si apra un “serio ragionamento” su un Esecutivo che abbia come priorità la gestione dei vaccini, dell’emergenza sanitaria e del Recovery Fund. In questo caso, fanno sapere da Cambiamo!, “nessuno potrebbe chiamarsi fuori dalla responsabilità di far uscire il Paese dall’emergenza sanitaria ed economica“.