La crisi di Governo sembra essere imminente, con i Ministri di Italia Viva Teresa Bellanova ed Elena Bonetti che potrebbero presentare le proprie dimissioni nel Consiglio dei Ministri fissato per la Befana. Il Premier Conte prova a trattare, ma potrebbe essere troppo tardi.
La crisi di Governo non è mai stata tanto vicina. Il Premier Giuseppe Conte cede un passo alla volta alle istanze di Matteo Renzi e rischia ora di ritrovarsi senza carte buone da giocare: la minaccia del ritorno alle urne – spauracchio per molti in Maggioranza, a partire proprio dal leader di Italia Viva – sembra essere un’arma sempre meno affilata nell’arsenale del Presidente del Consiglio, complice anche il collasso dei gruppi parlamentari 5 Stelle registrato nelle ultime ore. E così Conte apre, tratta: il Premier accetta il confronto tra leader di Governo: ma non è detto che l’incontro alla fine si tenga né che, in caso affermativo, Matteo Renzi vi prenda parte. Il rischio è che ormai sia troppo tardi. Conte lo sa, ma arrivati a questo punto non ha alternative: deve provarci e punta a programmare il faccia a faccia decisivo già per oggi.
L’obiettivo del Premier è chiaro: arrivare ad un Conte ter, magari dopo una crisi pilotata. Ma per farlo, oltre che sperare che la sua mossa funzioni, Conte dovrà fingere di fidarsi di Matteo Renzi, cosa che i fatti hanno ampiamente dimostrato essere fuori luogo. E allora cerca la strada per evitare di perdere definitivamente il controllo: garantisce di essere sempre stato disponibile ad ascoltare le varie forze di Governo – che pure da tempo, ormai, lo accusano di un atteggiamento eccessivamente dirigista – e assicura di essere pronto a favorire qualsiasi iniziativa che possa servire a “rafforzare la coesione della maggioranza e la solidità della squadra di governo“.
Eccolo, il punto: la coesione di Governo. Per mantenerla – o meglio, per ottenerla – Conte apre a un rimpasto, con l’ingresso di nuovi Ministri, e sottolinea come l’apertura della verifica di qualche settimana fa fosse finalizzata proprio a rendere più efficace l’azione dell’Esecutivo: non solo un rimpasto, lascia intendere Conte, ma anche un nuovo programma.
Così facendo, apertura dopo apertura, il Premier non fa altro che sgretolare terreno sotto i piedi dell’attuale Governo, come se avesse ormai deciso che l’unica opzione rimasta a sua disposizione fosse puntare su un Conte ter. Con la consapevolezza che Renzi, pur accettando di aprire un ragionamento sul tema, potrebbe puntare ad un esito diverso della crisi. Opzione più che probabile, in effetti: la vera preda dell’ex sindaco di Firenze sembra essere proprio il Premier, braccato dal leader di un partito sostanzialmente inesistente nelle urne ma, allo stato attuale, pesantissimo nelle dinamiche parlamentari.
La mediazione tra le due parti è iniziata: sul tavolo potrebbe finire anche la famosa delega ai servizi, tanto desiderata da Renzi e dal Partito Democratico. Il Presidente del Consiglio ha sottolineato come si trattasse, per prassi, di un appannaggio di Palazzo Chigi, ma i venti delle ultime settimane hanno spazzato il campo, disegnando equilibri completamente nuovi.
Le novità più significative sono arrivate durante il fine settimana, quando è risultato chiaro che all’interno dei gruppi parlamentari del Movimento 5 Stelle non fosse possibile far passare la linea dura nei confronti di Renzi. Quel “Conte o elezioni” ribadito più volte e ormai definitivamente venuto meno: troppi i parlamentari grillini pronti a far sentire il proprio mal di pancia nel caso in cui la fine anticipata della legislatura diventasse ipotesi concreta. E anche ai piani alti del Movimento – dalle parti del Ministro degli Esteri Luigi Di Maio – le elezioni vengono viste come la peggiore delle ipotesi, sulla scorta di sondaggi avvilenti e di un risultato elettorale, quello delle ultime elezioni amministrative, che non lascia spazio ad interpretazioni.
E Zingaretti? Il segretario del PD tace. In un contesto in cui tutti si agitano e muovono le proprie mosse, rimane immobile ad osservare la situazione. Per lui il Conte ter è opzione percorribile, ma sembra anche quello meno preoccupato dalla prospettiva di tornare al voto, all’interno della Maggioranza. Certamente non intende legarsi mani e piedi e consegnarsi a Matteo Renzi.
Il punto è che l’esito della crisi che sembra ormai in procinto di aprirsi è davvero imprevedibile. Molto dipenderà anche dall’esito del vertice che dovrebbe – potrebbe – tenersi tra oggi e, al massimo, domani. Mancano due giorni al Consiglio dei Ministri fissato per la Befana, quando – ormai appare certo – i Ministri renziani Teresa Bellanova ed Elena Bonetti rassegneranno le loro dimissioni. Da quel momento la crisi sarà reale e il processo conoscerà un’improvvisa accelerazione: Conte potrà tornare in Aula, per una pericolosissima conta, oppure salire al Colle per rimettere il proprio mandato. A meno che il vertice tra i leader non apra una nuova strada. Ma il pallino, in questo caso, pare sia nelle mani di Matteo Renzi.