Le restrizioni, le chiusure e i limiti agli spostamenti non finiranno molto presto. Di sicuro non verranno meno dopo il 6 gennaio.
E’ passato quasi un anno dall’ingresso del Covid sul palcoscenico delle nostre vite. Un anno in cui ci siamo abituati a chiusure, riaperture e poi altre chiusure; smart working; didattica a distanza; limitazioni negli spostamenti e divieto persino di andare a Messa. Abbiamo dovuto prendere confidenza con l’idea di matrimoni e funerali a “numero chiuso”, ristoranti che abbassano le saracinesche alle 18 e addirittura abbiamo fatto l’abitudine al coprifuoco alle ore 22. A ottobre la seconda ondata con nuove restrizioni per “salvare il Natale” – spiegò il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ma anche le feste natalizie sono state caratterizzate da restrizioni.
Che Italia sarà quella che troveremo al nostro risveglio, il 7 gennaio? A spiegarlo è il Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, il Dem Francesco Boccia che – intervistato da Il Messaggero – ha affermato: “Sarà ancora l’Italia che protegge la salute, quella del rigore e della serietà. La situazione è in rapida evoluzione e la terza ondata in Europa c’è già. L’Italia ha retto bene in un contesto internazionale difficilissimo e abbiamo riportato tutte le reti sanitarie regionali in sicurezza” Ma c’è un prezzo da pagare, avverte il Ministro:
“Alcune zone del Paese devono prepararsi ai limiti alla circolazione. Sarà ancora necessario così come mantenere le restrizioni nei giorni festivi“. Come già durante le feste bar e ristoranti continueranno a pagare il prezzo più alto. Ma il Ministro Boccia spiega che sono proprio queste restrizioni quelle che hanno consentito di evitare una nuova esplosione di contagi: “Le restrizioni a Natale hanno migliaia di morti, diciamo le cose come stanno“.
Il Ministro in quota PD ha sempre fatto parte – insieme al Ministro della Salute Roberto Speranza – all’ala più rigorista, quella che era contraria anche all’avere a pranzo massimo due congiunti non conviventi a Natale. Boccia avrebbe optato per un lockdown duro e puro come a marzo. Ma, a fronte di limitazioni necessarie, migliaia di ristoratori sono in ginocchio. “Verso le categorie più penalizzate c’è un debito di riconoscenza del Paese e l’impegno del governo a stanziare ulteriori e immediate risorse. Sarà così anche a gennaio“. E il rigore del Ministro per gli Affari Regionali non viene meno neanche di fronte al timido ottimismo del Ministro Dario Franceschini che avrebbe proposto di introdurre una quarta zona, la “zona bianca” da attribuire le Regioni meno colpite dal virus. Ma per Boccia, per il momento ritiene necessario modificare i criteri di valutazione in modo da rendere più veloce il passaggio dal giallo all’arancione e dall’arancione al rosso.
Boccia: vaccino e riapertura delle scuole
E se per ristoranti e bar poco o nulla cambia, le scuole sembrano sul punto di riaprire. La didattica a distanza non può essere considerata una soluzione permanente specialmente per i nuclei familiari meno abbienti e con più figli. Per il momento sì parla di riapertura – anche per le superiori – il 7 gennaio ma con presenza in aula limitata al 50%. Il Ministro Boccia puntualizza: “Il Governo ha tracciato una strada, con la possibile ripresa il 7 gennaio in base alla condizione epidemiologica. E’ la natura dell’epidemia che ci costringe spesso a prendere decisioni con un preavviso di poche ore e non la disorganizzazione. In Gran Bretagna e Germania hanno richiuso le scuole con un preavviso di 24 ore“.
Boccia, a differenza di altri esponenti del Governo, non è per l’obbligo di vaccinazione ma, puntualizza: “Sono già previste norme che consentono sia ai datori di lavoro pubblici che privati di prevedere adempimenti sanitari e fra questi ci sono le vaccinazioni. Non sono favorevole a un’obbligatorietà straordinaria ma chi vuole e deve lavorare deve innanzitutto difendere quelli con cui lavora. E’ un principio superiore a quello della libertà di scelta personale. Credo di essere stato chiaro”.