Il Ministro della Salute Roberto Speranza conferma che le misure restrittive resteranno in vigore – con la divisione dell’Italia in zone – anche nel 2021. E chiede chiarezza all’Ema sul vaccino di AtraZeneca.
La linea del Governo per la gestione della pandemia nel 2021 è chiara. L’ha confermata in più occasioni il Premier Giuseppe Conte e la sottoscrive il Ministro della Salute Roberto Speranza: “Per ora l’unica cosa che funziona è mantenere le misure restrittive“, spiega a Il Corriere della Sera. “Dal 7 tornano le fasce regionali e lavoriamo insieme“, confermando le misure base delle zone gialle. Secondo il responsabile della Salute, i dati relativi all’indice di contagio Rt sono da monitorare con attenzione, visto che da qualche tempo “dà segni di ripresa“: certa, quindi, la conferma del coprifuoco, così come di limitazioni relative alle attività ritenute particolarmente a rischio: “Ristoranti e bar chiusi alle 18, chiusi piscine, palestre, cinema, teatri, stadi. Siamo ancora dentro la seconda ondata, abbiamo ancora troppi casi e troppi morti“, afferma.
Intanto, mentre la campagna vaccinale si avvia – non senza qualche difficoltà – le polemiche sulla gestione italiana non mancano: le recenti informazioni sul vaccino AstraZeneca, che raccontano di un ritardo sui tempi di immissione sul mercato, preoccupano non poco. Soprattutto perché il trattamento prodotto dall’azienda di Cambridge è quello su cui il nostro Paese ha puntato con maggiore decisione. “AstraZeneca è il vaccino che ha il rapporto più stretto con il nostro Paese. Io ho massima fiducia nell’Ema, ma il ritardo c’è e chiediamo chiarezza“, spiega Speranza. “La sicurezza è fondamentale, ma non è banale sapere se nel primo trimestre puoi disporre di milioni di dosi di AstraZeneca o no“. Lo stesso Speranza, pochi giorni fa si era lanciato in entusiastiche previsioni sui tempi di vaccinazione degli italiani. Piani che ora andranno inevitabilmente rivisti, anche se, sottolinea il Ministro, “Fare bilanci a due giorni dalla partenza è follia. Siamo un grande Paese, con un servizio sanitario nazionale solido“.
L’unica certezza è rappresentata, in questa fase, dagli otto milioni di dosi Pfizer che arriveranno in Italia entro la fine di marzo. Poi, tanta speranza – nomen, omen, verrebbe da pensare. “Spero che il 16 gennaio Ema approvi Moderna, 1,3 milioni di dosi. Se poi arriva il sì ad AstraZeneca possono arrivarne molte altre, ma da Ema non arrivano ancora certezze e questo ridurrà sicuramente il numero delle disponibilità a breve. Questa è la verità“, chiarisce il Ministro, che pure nega che ci siano ragioni di preoccupazione: il Governo lavora per somministrare 470 mila dosi a settimana, con un computo totale che arriverà a 202 milioni di dosi.
Il problema è che, fin quando AstraZeneca non inizierà a distribuire il proprio vaccino nell’Unione – in Gran Bretagna sta già avvenendo – i conti fatti fin qui dal Governo non torneranno. “Studieremo il dossier Gran Bretagna. È importante che Ema faccia chiarezza sulle ragioni di una eventuale diversa valutazione dall’agenzia inglese“, chiarisce Speranza. “Sulla sicurezza non accettiamo scorciatoie, ma rispetto alla programmazione di una campagna vaccinale così seria dobbiamo avere un orizzonte chiaro“, insiste.
A pochi giorni dal V-day, però, si registrano i primi ritardi sul pur piccolo numero di iniezioni previsto in questa primissima fase della campagna vaccinale. Speranza, però, minimizza: “L’Italia ha fatto le cose bene e renderemo pubblici tutti i dati in tempo reale“, assicura, sottolineando come il punto centrale – più che i tempi necessari per effettuare le prime migliaia di somministrazioni – sia rappresentato dalla capacità di “costruire una macchina che consentirà di vaccinare milioni di persone“. Certo è che se il buon giorno si vede dal mattino, non si intravedono grandi ragioni per essere ottimisti.
Anche perché, nel frattempo, la Germania ha avviato la propria campagna con passo decisamente diverso: ha acquistato molte più dosi rispetto all’Italia e viaggia su una media di 40 mila somministrazioni al giorno. Speranza, però, esclude che un cittadino italiano debba sentirsi meno tutelato rispetto ad uno tedesco: “Ora acceleriamo anche noi“, garantisce il Ministro che chiede chiarezza sul comportamento di Berlino. L’accordo europeo prevede che i singoli Paesi rinuncino a trattative bilaterali per l’acquisto di vaccini. Eppure la Cancelliera Angela Merkel si sarebbe assicurata, in questo modo, circa 30 milioni di dosi extra rispetto al piano europeo. “Avranno tempi di consegna successivi rispetto agli accordi Ue“, assicura Speranza. Difficile che però questo possa bastare per chiudere una polemica asprissima.
Sull’ipotesi di rendere obbligatoria la vaccinazione, Speranza frena: “La volontarietà è la scelta giusta. Perché abbiamo ancora dosi limitate e perché non dobbiamo dividere il Paese tra scientisti illuminati e cavernicoli dubbiosi“.
L’Italia, nonostante sia il Paese che fa registrare il più alto numero di decessi dovuti a Coronavirus, rivendica di essere lo Stato con il minor numero di contagi. Calcoli che non piacciono al Ministro, che segnala come il Covid stia colpendo durissimo ovunque, con la Germania che ieri ha pianto 1100 morti e la Gran Bretagna 900. Per questo, Speranza lancia un appello: “Per favore, smettiamola con le classifiche“.