Viva più che mai la questione dell’obbligatorietà del vaccino anti Covid. Tra scettici e favorevoli, il Governo è ancora nel dubbio ma non esclude nulla. Intervengono anche gli esperti di Bioetica.
Se qualche settimana fa si dibatteva circa la sicurezza del vaccino anti Covid – prodotto in meno di un anno quando, stando alle dichiarazioni del microbiologo Andrea Crisanti, ce ne vogliono almeno 5 – ora il campo di “battaglia” è se imporre o no l’obbligo a farsi iniettare il farmaco. L’arrivo in Italia del Pfizer – Biontech – che in altri Paesi ha purtroppo provocato reazioni di intensità variabile – ha dovuto fare i conti con un numero non trascurabile di medici obiettori. Ciò potrebbe indurre anche gran parte della popolazione a non vaccinarsi e questo comprometterebbe la possibilità di raggiungere l’immunità di gregge nel giro di poco. Per questo il Governo è sempre più vicino all’ipotesi di rendere il vaccino obbligatorio. Sulla questione, questa volta, è intervenuta il Ministro dei Trasporti, Paola De Micheli: “Abbiamo il dovere di fare delle scelte collettive e le prenderemo alla luce di come andrà questa campagna di informazione. Alla fine non escludo la obbligatorietà“.
Posizioni non nuove, tutto sommato. Già il Ministro della Salute Roberto Speranza e il viceministro Pier Paolo Sileri hanno più volte sostenuto che, qualora l’inormazione e la persuasione non bastassero, dovrà essere introdotta una qualche forma di obbligatorietà. E sulla stessa lunghezza d’onda anche la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa che, intervenendo ad Agorà su Rai 3, ha proposto di rendere obbligatorio il vaccino anti Covid per chi lavora nel pubblico. Dopo che nel primo giorno di vaccinazioni in Italia sono anche emersi i primi rifiuti da parte anche degli operatori che lavorano nelle Rsa, Zampa ha dichiarato: “Il vaccino anti Covid deve essere la precondizione per chi lavora nel pubblico. Non si può stare in una Rsa dove dovresti lavorare per la salute delle persone che sono ospitate e mettere la loro salute a rischio”.
Mentre politici e medici ritengono giusto dare la priorità agli anziani in quanto categoria più esposta al rischio Covid, per il presidente della Consulta di Bioetica Onlus, Maurizio Mori, la priorità deve essere data, al contrario, a chi ha maggiori aspettative di vita. Il bioeticista ha asserito: “Sugli anziani di 80-90 anni ho delle perplessità, perché bisogna anche pensare che i 50-60enni hanno una maggiore attesa di vita. Anche i liceali dovrebbero essere tra i primi a venire vaccinati perchè hanno una lunga aspettativa di vita”. Estendendo il discorso dal campo medico a quello sociale, Mori aggiunge che prima degli anziani dovrebbero essere sottoposti alla somministrazione del medicinale i politici. Ma non per dare il buon esempio. Mori ne fa più un discorso di utilità sociale, di praticità: “Tra i primi a essere vaccinati ci dovrebbero essere i parlamentari, perchè se un focolaio dovesse mettere il Parlamento nella condizione di funzionare a singhiozzo sarebbe danneggiata l’intera comunità”. Infine, il bioetologo ha concluso con un affermazione che potrebbe sembrare paradossale: “E’ chiaro che tra coloro che saranno vaccinati dopo ci saranno dei morti per Covid“. Infatti non è ancora del tutto chiaro se il vaccino crei un’immunità duratura nel tempo ma non è nemmeno certo che crei immunità. Non si sa se il vaccino impedirà di contrarre il virus oppure si limiterà ad attenuare i sintomi. Proprio per questo motivo il professor Mori ritiene che rendere il vaccino anti Covid obbligatorio avrà senso solo quando esso renderà la persona vaccinata immune dal virus e non più contagiosa per gli altri, non prima.
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