I medici di famiglia potrebbero svolgere un ruolo fondamentale per assicurare il buon funzionamento della campagna vaccinale sul territorio. Eppure, denunciano i loro rappresentanti, ad oggi la categoria non ha ricevuto alcun tipo di indicazione sul lavoro da svolgere.
Che le modalità di attuazione del piano vaccinale messo a punto dal Governo non siano per molti versi ancora chiare è di tutta evidenza. Attorno ai vaccini regna, per il momento, una certa confusione, testimoniata anche dalle parole di Claudio Cricelli, presidente della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie, che intervistato da Huffington Post lancia un grido d’allarme: “Noi medici di famiglia e del territorio non abbiamo avuto alcuna direttiva, non sappiamo ancora come avverrà la fantomatica chiamata dei cittadini, i criteri che verranno seguiti“. Parole che evidenziano una serie di criticità e che sono destinate a innescare ulteriori polemiche sul già tormentato tema dei vaccini.
Cricelli sottolinea che nel giro di poco più di un anno, tra prima e seconda somministrazione “circa 120 milioni di campanelli e di telefoni dovranno suonare“, eppure procedure e criteri da seguire sono tuttora oscuri: “chi sarà ad occuparsi della chiamata dei cittadini? Se saremo noi ben venga. Il problema è che non siamo stati ancora informati delle procedure che dovremo seguire“.
Una preoccupazione confermata anche da Silvestro Scotti, segretario nazionale della Federazione dei medici di famiglia – Fimmg – secondo il quale non c’è ancora la minima chiarezza sulle procedure da seguire nei prossimi mesi, quando milioni di italiani dovranno essere contattati per ricevere la somministrazione del vaccino. “Nel caso in cui si decida di dare la priorità alle fasce più deboli della popolazione, chi è che accerterà questi criteri di fragilità?“, si chiede giustamente Scotti. Questi dati sono già a disposizione delle Asl, che sono chiamate ad elaborarli, spiega il segretario ma hanno bisogno di sistemi per identificare velocemente ed in modo esatto “le persone che potrebbero avere maggiormente bisogno del vaccino“. A quel punto ci sarà la necessità di contattarli attraverso il loro indirizzo e numero di telefono. Dati che “solo i medici di famiglia hanno, essendo i primi referenti della popolazione in ambito sanitario“, spiega ancora Scotti certo che non coinvolgere immediatamente i medici di famiglia possa rappresentare un grave errore: “I pazienti si fidano di noi. Io ne ho moltissimi che hanno già chiesto la mia opinione sul vaccino. Siamo noi quelli che a contatto con la realtà“, spiega.
I medici di famiglia d’Italia sono pronti a fare la loro parte e attendono direttive. “Se mai ci saranno Abbiamo 46mila medici di famiglia pronti a ricevere informazioni, i loro software con le cartelle cliniche sono pronti” e commenta amaramente Cricelli. “Questo non è il momento dei virologi, degli immunologi e dei loro messaggi su tv e giornali“
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