A Roma un uomo di 84 anni si è suicidato con un colpo di pistola alla testa dopo essere risultato positivo al Covid.
Tragedia nella Capitale. La sera di Santo Stefano, in una villetta dell’Axa, nel X Municipio di Roma, un uomo di 84 anni, dopo aver scoperto di essere positivo al Covid, si è sparato un colpo in testa. La moglie – che in quel momento si trovava in un’altra stanza della casa – è accorsa dopo aver udito un tonfo e si è trovata davanti ad uno spettacolo raggelante: il marito a terra in una pozza di sangue. In un primo momento l’anziana signora pensava che il coniuge fosse caduto e si fosse ferito alla testa. Preoccupata ha immediatamente chiamato il 118 chiedendo un intervento urgente. Ma, una volta arrivato all’ospedale Grassi e sottoposto ad accertamenti, i medici hanno capito che le cose si erano svolte diversamente da come credeva la donna: si trattava, con ogni probabilità, di un caso di tentato suicidio. L’anziano si era sparato sopra l’orecchio sinistro. La Tac ha infatti mostrato schegge di osso e frammenti del proiettile. Gli esami hanno confermato la positività al Covid. Anche se, purtroppo, recenti ricerche hanno dimostrato che addirittura il 95% dei tamponi utilizzati in Italia sono falsi positivi. Nonostante i medici abbiano tentato di tutto, le condizioni dell’uomo erano gravissime e questa mattina è deceduto.
Ora sull’episodio stanno indagando gli agenti del X Distretto Lido. Dagli elementi raccolti e dalla testimonianza della moglie del defunto l’ipotesi più accreditata dagli investigatori è quella del tentato suicidio. La pistola – di proprietà dell’anziano e regolarmente denunciata – è stata ritrovata sotto il letto. La moglie, tuttavia, non aveva visto l’arma nella stanza e, inoltre, ha spiegato che nulla, nelle ore precedenti al fatto, aveva lasciato intuire o presagire qualcosa in merito alle intenzioni della vittima. Per questa ragione non le era neppure venuta in mente l’idea che il marito avesse tentato di togliersi la vita.
Purtroppo il Covid – sia colpendo direttamente tramite l’infezione sia indirettamente – sta mettendo a dura prova anche la salute mentale della popolazione. A rischio sono soprattutto coloro che con il dolore e la soferenza ci devono fare i conti ogni giorno rischiando la propria stessa vita: medici, inermieri e operatori sanitari. Qualche settimana fa un infermiere che lavorava a Milano si è tolto la vita in uno dei bagni dell’ospedale a causa dello stress cui era sottoposto. L’uomo ha lasciato una moglie e un bimbo di appena 3 anni. E a marzo a Monza è stata la volta di un’infermiera di 34 anni che lavorava nella Terapia intensiva del San Gerardo. La ragazza si è suicidata dopo aver scoperto di aver contratto il virus e per la paura di aver contagiato altri soggetti. Il 28 aprile altro suicidio: questa volta la vittima era un’infermiera di Pneumologia del San Carlo di Milano.