Secondo il Center for Economics and Business Research la Cina supererà gli Stati Uniti – diventando la prima potenza economica mondiale – nel 2028: cinque anni in anticipo sulle previsioni.
La Cina accelera e mette la freccia. Nonostante il 2021 abbia rappresentato un anno di crisi mondiale, con le economie costrette a rivedere bruscamente in peggio le previsioni su Pil e crescita economica, il gigante asiatico riuscirà a chiudere comunque il 2020 in positivo, con una crescita stimata del 2%. Forse non molto, rispetto al passo infernale cui Pechino è stata abituata negli ultimi anni. Ma riuscire e crescere anche in un anno drammatico come questo – per il quale il Center for Economics and Business Research di Londra prevede un calo del Pil mondiale del 4,4%, la maggior contrazione annuale dai tempi della seconda guerra mondiale – rappresenta già un risultato a dir poco clamoroso.
In generale, la crescita cinese non sembra destinata ad interrompersi. Anzi, secondo le previsioni del CEBR, l’economia della Repubblica Popolare supererà quella degli Stati Uniti, diventando così la prima potenza economica del mondo, già nel 2028. Cinque anni in anticipo rispetto alle precedenti stime. In questo senso, un ruolo decisivo lo avrebbe giocato, secondo il centro di analisi economica britannico, proprio la gestione della pandemia di Covid-19, con la Cina capace di contrastare la diffusione del virus, pur essendo stato il primo paese al mondo colpito dalla malattia, e pronta a rilanciarsi dal punto di vista economico e produttivo nel giro di pochi mesi. Come nessun altro al mondo.
“Da qualche tempo, un tema dominante dell’economia globale è la lotta economica e di soft power tra Stati Uniti e Cina”, si legge nel rapporto annuale del centro di ricerca economica. “La pandemia di COVID-19 e le corrispondenti ricadute economiche hanno certamente ribaltato questa rivalità a favore della Cina”. Secondo la CEBR, il drastico ed immediato lockdown cinese ha prodotto effetti positivi sulla capacità del Paese di ripartire, tanto da far registrare performance di crescita senza pari al mondo.
In un quadro più generale, Douglas McWilliams, vice presidente di CEBR, ha sottolineato come anche altre economie asiatiche stiano facendo registrare una crescita importante: “Una lezione per i politici occidentali, che si sono comportati relativamente male durante la pandemia, è che devono prestare molta più attenzione a ciò che sta accadendo in Asia piuttosto che limitarsi a guardarsi l’un l’altro“.
La crescita cinese è stimata intorno al 5,7% annuo nel lustro dal 2021 al 2025, con la previsione di una rallentamento nel periodo compreso tra il 2026 ed il 2030, quando l’economia cinese crescerà “solo” del 4,5% l’anno. Numeri nettamente superiori a quelli che l’istituto economico inglese riserva al futuro degli Stati Uniti, per i quali si prevede una crescita intorno all’1,9% annuo tra il 2022 ed il 2024 e dell’1,6% negli anni a seguire.
D’altra parte, è passato appena un mese da quando il presidente cinese Xi Jinping aveva pubblicamente definito “del tutto possibile” l’ipotesi che l’economia della Repubblica Popolare possa essere in grado di arrivare addirittura al raddoppio delle proprie prestazioni entro il 2035, anche grazie al nuovo Piano quinquennale recentemente varato dal suo Governo, il cui obiettivo è il raggiungimento di un benessere fortemente generalizzato nei prossimi 15 anni.
Certo, il sorpasso della Cina sugli Stati Uniti non si tradurrebbe nell’azzeramento del gap del Pil pro capite tra i due Paesi – soprattutto a fronte della gigantesca differenza nel numero di abitanti: 1,4 miliardi contro 330 milioni – ma il potere d’acquisto, grazie alle differenze nei prezzi interni, sta via via divenendo sempre più paragonabile. A questo si aggiunga che le enormi disuguaglianze interne in termini di reddito si stanno rivelando controproducenti per gli Stati Uniti, mentre la Cina – caratterizzata da una dinamica di segno opposto – sta beneficiando di una programmazione che tende a ridurre le grandi differenze all’interno della popolazione.
Nel suo rapporto, la CEBR ha preso in considerazione anche le conseguenze della guerra commerciale che le due potenze hanno intrapreso negli ultimi anni e delle sanzioni unilaterali che il Governo statunitense ha deciso di applicare contro Pechino, facendo segnare il punto più basso nelle relazioni diplomatiche tra i due Paesi da decenni a questa parte.
La guerra dei dazi intrapresa dal Presidente uscente Donald Trump, tuttavia, non sembrerebbe essere stata in grado di rallentare la crescita cinese: il mondo osserva prossime mosse che il nuovo inquilino della Casa Bianca Joe Biden vorrà mettere in atto per gestire i rapporti con Pechino. Quel che è certo è che la crescita economica cinese, in un mondo che cambia ad una velocità sempre più elevata, è destinata a spezzare equilibri consolidati e a produrre ricadute complessive che potrebbero non limitarsi al punto di vista economico.
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