Il Comitato Tecnico Scientifico cambia le regole per lo sci: mascherine in seggiovia e meno gente

Tempi duri per i proprietari di impianti come piste da sci e alberghi in montagna. Il Comitato Tecnico Scientifico non ritiene opportuno riaprire tali strutture.

Piste sci riapertura 27_12_20 - Leggilo.org
Getty Images/Stringer

Pensavano di tornare a lavorare il 7 gennaio, come previsto dal Dpcm. Invece, i lavoratori che hanno già visto dimezzata l’alta stagione per piste da sci, strutture alberghiere e rifugi in montagna potrebbero dover ridurre ulteriormente il loro periodo lavorativo. A dare la notizia è stato il Comitato Tecnico Scientifico, incaricato dal Governo Conte di valutare giorno per giorno indici come la curva dei contagi e l’RT prima di passare alle riaperture. La motivazione dietro il “no” opposto dagli scienziati alle riaperture è legata soprattutto agli impianti di risalita e, nel dettaglio, è la seguente: “Una parte rilevante dei mezzi di risalita nei comprensori sciistici presentano caratteristiche strutturali di carico simili ai mezzi di trasporto pubblico, pertanto rappresentano un contesto a rischio di aggregazione medio-alto”. Il pericolo è che funivie e cabinovie possano diventare un nuovo e pericoloso veicolo di infezione, come del resto è già successo in una nazione confinante alla nostra.

Il piano consegnato dai governatori locali al Governo non è stato ritenuto adeguato: il Cts ritiene che il programma per una riapertura in sicurezza delle piste da sci non sia sufficientemente dettagliato e studiato: quindi, il 7 gennaio le strutture in questione rischiano di rimanere chiuse, con grande disappunto non solo di turisti e sciatori ma soprattutto delle persone che lavorano nel settore. Ma gli scienziati rincarano la dose, lasciando intendere che non sono soltanto le piste da sci a rischiare di non riaprire tanto presto: “Le misure proposte per la riapertura possono trovare applicazione solo nel caso in cui l’andamento epidemiologico a livello di Regione o Provincia autonoma sia compatibile con il rischio della zona gialla“, recita il comunicato del Cts che ha presentato una lista di norme da rispettare. Tra le misure proposte dagli esperti per una riapertura almeno parziale delle piste da sci c’è l’uso della mascherina anche sulle seggiovie, le funivie occupate al 50% della loro capacità massima – proprio come avviene in teoria con i mezzi pubblici – e la prenotazione degli ski pass per evitare affollamenti nelle strutture e lunghe file. Gli scienziati si giustificano con gli operatori delle piste, spiegando che i protocolli – approntati a luglio 2020 – non sono stati aggiornati in base all’andamento epidemiologico che la pandemia ha avuto nell’ultimo mese. Adesso, se le strutture sciistiche non saranno in grado di approntare rapidamente le misure richieste dal Cts, la loro riapertura verrebbe senz’altro fermata.

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