Il Tribunale di Roma ha emanato la sua sentenza in merito ai Dpcm emessi dal Governo Conte: si tratta di provvedimenti incostituzionali per tante ragioni.
Da quando la pandemia si è abbattuta sul nostro paese, si è discusso a lungo sulla legittimità dei decreti presidenziali, considerati provvedimenti di emergenza e che di conseguenza hanno una durata limitata e non possono ledere alcuni diritti fondamentali del cittadino. Ma un giudice ha detto basta, i Dpcm sono illegittimi. Ad emanare questo pronunciamento è stato il Tribunale di Roma, in merito ad una questione di natura legale emersa attorno al caso di un esercizio commerciale, oggetto di uno sfratto che non sarà però riconosciuto come valido, ma non per merito dello stop agli sfratti deciso proprio dal Governo del premier Giuseppe Conte. Secondo il magistrato che ha pronunciato il verdetto infatti: “I decreti presidenziali sono viziati da difetti e violazioni e di conseguenza sono caudicabili”. In parole povere, non possono produrre effetti legali concreti. La sentenza prosegue e nelle righe successive, si legge: “Non esiste articolo costituzionale che attribuisce il potere al Consiglio dei ministri di dichiarare lo stato di emergenza per rischio sanitario”, ragion per cui i Dpcm sarebbero illegittimi in accordo con quanto dichiarato da numerosi articoli della Costituzione Italiana, a partire dal 13 per finire con il 22. Il pronunciamento è contenuto nell’ordinanza numero 45986-2020 del Tribunale della Capitale: la pubblicazione di tale documento è di pochi giorni fa, precisamente al 16 dicembre 2020.
Nella Costituzione, è chiaramente specificato che: “Un atto amministrativo non può limitare le libertà costituzionali“. Questo pronunciamento – legata ad un caso specifico – vuol dire dunque che i cittadini italiani sono legittimati a trasgredire le misure anti covid? Concretamente, no. Tuttavia, quanto è accaduto presso il Tribunale di Roma potrebbe costituire un precedente di peso per tutte quelle persone che, avendo ricevuto una sanzione per il mancato rispetto delle norme anti Covid, volessero presentare ricorso contro la multa, appellandosi all’incostituzionalità del decreto presidenziale in questione. La faccenda – proseguono i magistrati di Roma – sarebbe stata diversa se tutti i Dpcm avessero contenuto dal momento della loro emanazione un paragrafo in cui il Comitato Tecnico Scientifico spiegava dettagliatamente le ragioni per ciascuna limitazione alla libertà personale dei cittadini. Tuttavia, tali precisazioni sono sempre state fornite in ritardo e a ridosso della scadenza dei decreti: “Un ritardo tale da non consentire l’attivazione di una tutela giurisdizionale”, conclude il giudice. Pertanto, i provvedimenti legali associati alla violazione del decreto – almeno stando alla sentenza – non sono validi. Si tratta di un’ordinanza molto controversa che sicuramente non sarà l’unica nel suo genere: per opporsi al Dpcm, il cittadino si può dunque appellare ai principi di Costituzione stessa.