Il vaccino anti Covid sempre più prossimo e chi rifiuterà di vaccinarsi potrà perdere il lavoro.
Il 21 dicembre l’Agenzia europea del farmaco -Ema – ha dato il via libera al vaccino Pizer-Biontech. Il 27 sarà il “vaccine day”, giornata simbolica in cui in tutta europa verranno somministrati i primi vaccini a chi lo vorrà. La campagna vaccinale vera e propria, tuttavia, in Italia partirà intorno a metà gennaio salvo ritardi dovuti alla variante inglese del virus emersa di recente. Nelle scorse settimane si è lungo discusso sulla possibilità di imporre l’obbligo vaccinale. A avore di questa soluzione l’ex Premier Matteo Renzi, il senatore di Italia Viva Davide Faraone, il deputato del PD Andrea Romano e persino l’attore Alessandro Gassmann che ha proposto di vietare l’accesso a quasi tutti i luoghi pubblici a coloro che riiuteranno di vaccinarsi. Ma i dubbi sulla sicurezza del farmaco, tuttavia, permangono in gran parte degli italiani soprattutto dopo le reazioni allergiche avvenute in Gran Bretagna e in Alaska in seguito all’iniezione del vaccino Pfizer. E anche alcuni esperti come il microbiologo Andrea Crisanti e la virologa Maria Rita Gismondo si sono dichiarati perplessi. Del resto vi sono numerosi altri esperti che, di contro, considerano il vaccino come ciò che ci porterà uori dall’incubo del Covid. Il proessor Pier Luigi Lopalco, assessore alla Sanità in Puglia, è da sempre una delle voci più convinte e, a pochi giorni dal vaccine day, ha dichiarato all’Adnkronos: “Il 2021, già in estate, potremo considerarlo l’anno della svolta. I vaccini ci aiuteranno a lasciarci alle spalle quest’incubo”.
E dopo medici, politici e attori, sulla questione ora interviene anche un giurista: il magistrato Raffaele Guariniello. Intervistato da Il Fatto Quotidiano, Guariniello ha sostenuto: “Tutelare la salute significa vaccinare il maggior numero possibile di persone. Non è una indicazione morale, è ciò che prevede la legge”. Dunque la legge non prevede di obbligare il soggetto a vaccinarsi ma prevede che un datore di lavoro sia obbligato a tutelare il maggior numero di dipendenti che lavorano per lui. Pertanto, in tal senso, una persona che rifiuterà il vaccino potrà anche essere licenziata. Il magistrato ha specificato: “Nessuno può essere obbligato a un trattamento sanitario se non per disposizione di legge, previsto dalla Costituzione. La stessa norma impone al datore di lavoro l’allontanamento temporaneo del lavoratore in caso di inidoneità alla mansione su indicazione del medico competente. La legge prevede anche l’obbligo di allontanare il lavoratore e di adibirlo ad altra mansione, ma solo ‘ove possibile“. Tuttavia se l’assetto organizzativo di un’azienda rendesse impossibile la ricollocazione di un dipendente non vaccinato, allora il lavoratore rischia di vedersi rescisso il contratto di lavoro: ” La Cassazione ritiene che tale obbligo di ripescaggio non può ritenersi violato quando la ricollocazione del lavoratore in azienda non è compatibile con l’assetto organizzativo. Dunque il datore di lavoro è obbligato a predisporre misure organizzative per tutelare il lavoro, ma se questo non è possibile si rischia la fine del rapporto di lavoro”.
Ora, trovandosi l’Italia in Stato di Emergenza fino al 31 gennaio, i licenziamenti sono stati bloccati. Inoltre gran parte delle persone lavora da casa in modalità smart working. Ma il problema del vaccino – o meglio: di chi rifiuterà il vaccino – potrebbe presentarsi quando tutti torneremo in ufficio o in negozio o a scuola. Insomma quando riprenderanno a pieno ritmo i rapporti con altri soggetti. Guariniello spiega: ” Il lavoratore fragile ha diritto allo smart working. Ma in futuro il problema potrebbe presentarsi. Qualcuno potrebbe lamentare la violazione della libertà personale di non sottoporsi al vaccino. Potrebbe sì, ma per avere ragione dovrebbe prima cambiare la legge. Altrimenti la normativa è chiara”.