Confronto in corso all’interno del Governo sulle restrizioni da introdurre in vista del Natale: tra chi propone un vero e proprio lockdown di due settimane e chi vorrebbe concedere libertà più ampie, potrebbe essere decisiva la mediazione proposta dal Premier, con l’Italia zona rossa solo negli 8 giorni clou delle feste.
Non si sblocca la discussione sulle nuove misure restrittive da adottare in vista del Natale. I confronti ed i vertici che in questi giorni si sono susseguiti, non hanno ancora condotto alla tanto attesa fumata bianca – l’unico colore che, a pensarci bene, non rientra mai nei discorsi di questi giorni.
Il Premier Giuseppe Conte cerca una mediazione tra l’ala più rigorista – guidata al solito dal Ministro della Salute Roberto Speranza insieme ai colleghi dei Beni Culturali e degli Affari Regionali Dario Franceschini e Francesco Boccia – che vorrebbe chiudere l’Italia per le feste, con un vero e proprio lockdown di due settimane, e chi invece oppone resistenza per non arrivare a chiusure troppo severe. E il compromesso proposto dal Presidente del Consiglio prevede l’imposizione della zona rossa nei giorni clou delle feste – dal 24 al 27 e po dal 31 dicembre al 3 gennaio – e il ritorno al giallo negli altri giorni: 28, 29, 30 dicembre e poi, forse, dal 4 gennaio. Otto giorni di lockdown. Ancora da stabilire, però, come comportarsi con l’Epifania ed i giorni a ridosso, considerati potenzialmente rischiosi per spostamenti e riunioni tra familiari.
Conte, esattamente come ad inizio autunno, non vuole cedere al lockdown totale e generalizzato, forse anche perché costerebbe carissimo sia in termini economici che in termini di tenuta sociale, visto che i soldi dei ristori non arriveranno, nella migliore delle ipotesi, prima di metà gennaio. Il clima è pesante e da Palazzo Chigi filtra l’esigenza di tutelare qualche minimo spazio di libertà. Per questo il Premier resiste all’insistenza dei rigoristi – che arrivano addirittura a proporre di anticipare l’entrata in vigore della zona rossa al 21 dicembre – rifiutando di chiudere gli italiani nelle case per due settimane e di bloccare tutte le attività nei giorni delle feste e arriva anche a proporre un’altra deroga: l’apertura, per il cenone della vigilia e per pranzi di Natale ad un massimo di due congiunti non conviventi. Soprattutto, Conte tiene duro su un concetto: le Regioni, al di là dei giorni più a rischio – nei quali la zona rossa sarà praticamente una certezza – devono potersi “godere” il colore che nelle scorse settimane si sono faticosamente conquistate. Vale a dire il giallo, quasi per tutti – ora a rischio c’è il Veneto, mentre la situazione dell’Abruzzo rimane sotto monitoraggio. E’ per questo che il Premier rifiuta lo schema, proposto nel corso del vertice, di un’alternanza tra zona rossa ed arancione in base ai giorni.
La discussione rimane aperta, tanto che in serata, ospite della trasmissione tv Accordi e Disaccordi, è lo stesso Conte ad ammettere che l’accordo ancora non c’è: “Stiamo lavorando per rinforzare il piano natalizio“, spiega, sottolineando come le ulteriori restrizioni alle quali il Governo sta lavorando siano state fortemente consigliate dagli esperti “per arrivare a gennaio in condizione di massima resilienza“. I numeri, pur essendo migliori rispetto alle scorse settimane, non permettono di abbassare la guardia e la preoccupazione è che le feste rappresentino l’occasione per un rimbalzo dei contagi che comporterebbe una terza ondata di dimensioni ingestibili per il Paese. “Per questo dobbiamo intervenire e giocare d’anticipo“, con l’obiettivo di tornare, sin da gennaio, “nelle scuole in presenza” e, soprattutto, di sfruttare le feste come occasione per raffreddare ulteriormente la curva in modo da riportarla entro un livello limite di 10 mila contagi quotidiani: quella sarebbe la cifra al di sotto della quale sarebbe possibile tornare a lavorare sul tracciamento dei contagi e, in qualche modo, riprendere in mano la situazione.
L’incertezza è ancora ampia, ma quando siamo ormai all’ultimo chilometro – la decisione definitiva dovrà essere presa oggi, al massimo domani – il lodo Conte sembra la soluzione più condivisa all’interno della Maggioranza. Ancora poche ore, prima di capire che Natale sarà.