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Covid: farmaco italiano sta salvando la vita a migliaia di americani, in Italia non viene usato

Un farmaco salvavita prodotto a Latina ha permesso di curare migliaia di persone affette dal Covid. Ma in Italia non viene utilizzato.

Getty Images/ Alberto Pizzoli

 

In Italia, a Latina per la precisione, viene prodotto un farmaco a base di anticorpi monoclonali. La particolarità? I appena tre giorni  neutralizza il Covid evitando il ricovero. Si tratta dello stesso farmaco che ha salvato la vita all’ex Presidente degli Stati Uniti Donald Trump e che sta salvando la vita a migliaia di persone negli Stati Uniti i quali ne hanno già acquistato 950mila dosi seguiti dal Canada e  dalla Germania.  L’Italia avrebbe potuto avere gratuitamente 10mila dosi di questo salvavita ma, non si sa perché, le ha rifiutate. Il professor Massimo Clementi, virologo del San Raffaele di Milano, dichiara: “Dopo 2-3 giorni i pazienti di Covid guariscono senza effetti collaterali apparenti. Abbiamo ‘pallottole’ specifiche contro il virus. Possono salvare migliaia di pazienti, evitare ricoveri e contagi, ma decidiamo di non spararle“.

Il farmaco a base di anticorpi monoclonali – Bamlanivimab – è stato sviluppato dalla multinazionale americana Eli Lilly ma nella produzione è coinvolto anche un fornitore di Latina: la Latina BSP Pharmaceutical. Tutta la terapia ha un costo di soli 1000 euro circa  a fronte degli 850 euro giornalieri per ogni paziente ricoverato. Un grandissimo risparmio per l’Italia, dunque. Il 29 ottobre vi fu una riunione con L’Agenzia italiana del farmaco a cui hanno preso parte anche il professor Gianni Rezza – in qualità di portavoce del ministero della Salute – il professor Giuseppe Ippolito del Comitato tecnico scientifico e il virologo della Emory University di Atlanta, Guido Silvestri. Quest’ultimo, in particolare, aveva messo in contatto la Ely Lilly con l’Aifa spiegando come in America la terapia stesse funzionando benissimo. All’Italia venne proposto  di usare questi anticorpi  gratis attraverso un trial clinico. Sulla base di studi fatti in America era già stato dimostrato che questa terapia era in grado di ridurre i rischi di ospedalizzazione dal 72% al 90%: un notevole beneficio non solo per i pazienti ma anche per gli ospedali già in affanno. Ma, benché fossimo chiaramente nel pieno della seconda  ondata di Covid, il nostro Paese rispose “no grazie”.

Ad oggi non si capisce ancora il motivo di questo rifiuto.  Un’ipotesi potrebbe essere che l’Italia, a ottobre, aveva già investito 380milioni di euro per un altro progetto sui monocloni che fa capo alla fondazione Toscana Life Sciences,  un ente no profit di Siena, in collaborazione con lo Spallanzani. Ma la sperimentazione clinica deve ancora partire e la produzione del farmaco partirà – salvo intoppi – non prima della primavera 2021. E comunque, da quanto dichiarato dal professor Giuseppe Ippolito, non ci sarebbe stato conflitto d’interessi tra i due farmaci. Pertanto sono state rifiutate 10mila dosi che, da ottobre ad oggi, avrebbero potuto salvare forse 10mila vite ed evitare di mandare al collasso gli ospedali.

Ma il “mistero” non termina qui. Infatti dopo l’approvazione del farmaco da parte della Food and Drug Administration – quando cioè non era più sul tavolo l’opzione di avere dosi gratis – l’Italia ha iniziato ad interessarsi. Il 16 novembre una seconda riunione a cui erano presenti questa volta il Ministro della Salute Roberto Speranza e il Commissario per l’emergenza Covid Domenico Arcuri. Ma il negoziato si chiude con un nulla di fatto e in Italia del farmaco salvavita, prodotto e distribuito da Latina, neanche l’ombra. Eppure Natale è alle porte e migliaia di persone continuano a morire di Covid ogni giorno nel nostro Paese. Il Commissario Arcuri usa lo scudo della prudenza: finché non vi è l’approvazione dell’Ema, meglio non azzardare. Tuttavia, questa volta gli esperti – dal virologo Walter Ricciardi allo scienziato Guido Silvestri fino all’immunologa Antonella Viola – sono concordi nel voler accelerare perché “di troppa prudenza si può anche morire”. Intanto si attende l’approvazione dell’Ema per il Pfizer. Inizialmente la valutazione era stata fissata per il 29 dicembre ma si è deciso di anticiparla al 21, prima di Natale. Tuttavia, nonostante il Pfizer sia stato prodotto in meno di un anno e nonostante in Gran Bretagna abbia già dato qualche effetto collaterale, il Governo italiano e il Commissario Arcuri sembrano molto tranquilli e ottimisti circa la sua sicurezza.

 

 

Pubblicato da
Samanta Airoldi

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