Matteo Renzi incalza il Premier Giuseppe Conte alla vigilia del confronto previsto dalla verifica di Governo “Prendiamo i soldi del Mes” dice orea l’ex sindaco di Firenze.
Il faccia a faccia decisivo era previsto per ieri pomeriggio ma, complice l’assenza del Ministro per le Politiche Agricole Teresa Bellanova, il passaggio più delicato della verifica di Governo si terrà domani – giovedì 17 dicembre – alle ore 9. Per quell’ora è previsto l’arrivo a Palazzo Chigi della delegazione di Italia Viva, capeggiata dal leader Matteo Renzi, che ormai da settimane agita contro l’Esecutivo lo spettro di una crisi.
L’ex sindaco di Firenze, che ancora ieri minacciava di staccare la spina al Governo sottolineando come le due rappresentanti di Italia Viva – oltre a Bellanova, il Ministro per le Pari Opportunità Elena Bonetti – siano pronte a rimettere i propri incarichi, porta avanti una strategia fatta di stop and go: intervistato dal Tg5 Renzi ha affermato di non aver nessuna intenzione di mettere in discussione l’Esecutivo: “Non ci penso neppure a fare cadere il Governo, ma ci sono 846 morti e davanti a questo non si può fare finta di niente“, ha spigato, sottolineando che Italia Viva, in caso di differenza di vedute con Conte, certamente non è disposta a farsi “comprare con un baratto per due poltrone, siamo pronti a lasciare le poltrone di due ministre che abbiamo“.
Certo è che alcune delle condizioni indispensabili poste dall’ex sindaco di Firenze per il buon esito della trattativa con il Premier rappresentino uno scoglio praticamente insormontabile per via della forte contrarietà palesata, a più riprese, dagli altri alleati di Governo. Su tutte la questione del Mes: “Ci sono 36 miliardi che potrebbero andare a irrobustire il servizio sanitario“, ha detto ancora il leader di Italia Viva, secondo il quale questi soldi “sono bloccati con un no ideologico dei Cinque stelle e di Conte: a me sembra una follia. Prendiamo i soldi e mettiamoli sulla Sanità“, taglia corto Renzi.
Una stoccata a Conte non è mancata dal commissario europeo agli Affari economici Paolo Gentiloni “Recovery va concepito per le prossime generazioni, non per i prossimi sondaggi” ha detto, con riferimento all’impego dei fondo europei che è il vero casus belli all’interno della Maggioranza. Conte si è detto d’accordo. E ha sottolineato che non intende fare un partito, un sospetto condiviso da molti . “La mia valigia è sempre pronta” ha detto il premier.
Quindi siamo alla resa dei conti e Renzi, evidentemente, non è solo. Qualora invece la verifica non portasse ad un esito positivo, Renzi chiarisce che “la Costituzione prevede di vedere se ci sono i numeri in Parlamento per una nuova maggioranza“. Un’uscita che suona come una minaccia agli altri alleati – compreso il PD, che nei giorni scorsi aveva insistito sul fatto che l’unica alternativa all’Esecutivo sarebbero le elezioni anticipate – e che ora non chiude all’ipotesi di un Governo di Centrodestra che, insieme al sostegno di Italia Viva, dovrebbe andare a cercare una manciata di voti mancanti in Parlamento. “Ma io continuo a sperare che non si parli di crisi ma di come spendere bene i soldi anziché affidarli a 300 consulenti spuntati dal nulla, magari amici degli amici“, ha concluso Renzi.
Intanto, Conte continua a mantenere un basso profilo e ad evitare polemiche, rilasciando dichiarazioni di apertura: “Sono stati posti problemi politici e li affronteremo“, ha spiegato e, nel corso di un’intervista rilasciata a La Stampa ha aggiunto “Non possiamo galleggiare, nessuno vuole riscaldare poltrone“,
La sensazione, in effetti, è che il Premier lavori per mantenere il più possibile compatta la Maggioranza – nonostante l’impresa appaia tutt’altro che semplice – per arrivare all’obiettivo finale: trovare un compromesso che permetta di mantenere in carica il Governo. Anche perché una crisi, filtra dal Colle, oltre ad essere un evento disastroso in un momento delicato come questo – con il rischio di una terza ondata in agguato e con i fondi del Next Generation EU da gestire nei prossimi mesi – sarebbe probabilmente incomprensibile per moltissimi cittadini, alle prese con problemi quotidiani ben più ingenti delle sterili discussioni della politica. Dal Quirinale, inoltre, trapela l’idea che, in caso di caduta di Conte, il voto sarebbe davvero l’unica strada percorribile, non intravedendosi ad oggi possibilità concrete di formare nuove Maggioranze. Molto, se non tutto, dipenderà da Matteo Renzi e da quanto sarà disposto a tirare la corda.