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Economia

Cashback, la beffa: promessi 150 euro ma se le risorse non bastano il rimborso sarà ridotto

Cosa succederebbe se i fondi stanziati per l’extra cashback di dicembre si rivelassero insufficienti a garantire i rimborsi previsti per tutti gli iscritti al programma? Il rischio è concreto e, a meno di nuovi interventi da parte del Governo, i rimborsi sarebbero “proporzionalmente ridotti“. 

Giuseppe Conte/Facebook Palazzo Chigi – Presidenza del Consiglio dei Ministri

Prima i ritardi, ora i sospetti. E’ decisamente partita con il piede sbagliato l’esperienza del cashback lanciato dal Governo per incentivare gli acquisti natalizi. Dopo giorni in cui l’app IO – quella attraverso la quale ci si iscrive al sistema di rimborsi – ha fatto riscontrare gravi malfunzionamenti, con moltissime persone che hanno dovuto rimandare la propria registrazione, adesso il dubbio che comincia a sorgere è che il rimborso finale – il cui tetto massimo è di 150 euro per chi arrivi a spenderne 1500 con almeno 10 transazioni – possa rivelarsi deludente.

Sì, perché i fondi stanziati per questo debutto anticipato del cashback – il sistema entrerà stabilmente in vigore dal 2021 –  sembrano essere decisamente insufficienti per coprire la totalità dei rimborsi che dovranno essere corrisposti. Secondo quanto scritto nel Decreto Ministeriale 156/2020 – che regolamenta il funzionamento del cashback – all’iniziativa sono destinati fondi per 227,9 milioni e, qualora queste risorse non si dimostrassero sufficienti per garantire “il pagamento integrale del rimborso spettante, questo è proporzionalmente ridotto“. Non è quindi previsto, almeno per il momento, alcuno stanziamento ulteriore ma, al contrario, una riduzione proporzionale dei rimborsi.

Tenendo conto che, secondo dati aggiornati all’11 dicembre, erano già 3,6 milioni i cittadini iscritti al programma – per un totale di oltre 5 milioni di strumenti di pagamento – e che i numeri sono necessariamente destinati a crescere, visto che i download complessivi dell’applicazione sono stati quasi 9 milioni, ecco che la coperta sembra essere davvero corta. Provando a fare qualche ipotesi, e ipotizzando che tutti i 3,6 milioni di italiani già sicuramente iscritti raggiungano il limite minimo di 10 transazioni, il rimborso medio sarebbe di 63,3 euro a testa. Parliamo ovviamente di media, visto che è chiaro che l’importo effettivo dipenderà da quanto ognuno sia riuscito effettivamente a spendere.

C’è da dire che l’obiettivo del Governo, oltre che favorire una buona spinta alle attività commerciali nel periodo di Natale e dopo le chiusure imposte dai Dpcm, è puntato soprattutto sul futuro, con il piano che viene definito “Italia Cashless” che punta a ridurre fortemente l’utilizzo del contante nel nostro Paese. Il progetto, per ora destinato a svilupparsi nei prossimi tre semestri, potrà contare su un budget ben più ampio – 1.367 miliardi per il primo semestre, 1.347 miliardi per ognuno dei due semestri successivi – e prevede, oltre ad un rimborso fino a 150 euro per un minimo di 50 transazioni, un bonus – il “supercashback” – di 1.500 euro destinati ai primi centomila che raggiungeranno il più alto numero di pagamenti con moneta elettronica.

Il problema, però, rimane: in che misura il cashback natalizio sarà in grado di rimborsare i propri iscritti? Paradossalmente, il fallimento della misura è destinato ad essere direttamente proporzionale al successo dell’iniziativa: più saranno gli italiani ad aderire al piano – e più saranno i soldi spesi all’interno di questo programma – e maggiore sarà la delusione per un rimborso inferiore alle attese. Il tutto, ovviamente, a meno che il Governo non si decida ad ampliare lo stanziamento messo a disposizione dell’iniziativa.

Tra le possibili modifiche, figura infine l’ipotesi di prolungare il periodo di validità di questa sessione di fino al 6 gennaio – mentre la scadenza è per ora fissata al 31 dicembre. Questo per favorire tutti coloro che, a causa dei disservizi evidenziati dalla app IO, sono stati costretti ad avviare con giorni di ritardo la loro partecipazione al programma. Le incognite, in questo senso, sono due: da una parte la possibilità di modificare il regolamento approvato; dall’altra, il fatto che dal primo gennaio inizia la seconda “finestra” di cashback, riferita al primo semestre 2021. E, viste le enormi complicazioni già emerse, non è detto che la gestione di questa sovrapposizione sia una passeggiata.

Pubblicato da
Lorenzo Palmisciano

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