Mentre si valutano le misure restrittive da adottare in vista del Natale, il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri accusa duramente i dirigenti del Ministero.
Il timore è che in Italia il Natale finisca per riprodurre l’effetto avuto negli Stati Uniti dal Thanksgiving, “che insieme al black friday negli Usa ha fatto raddoppiare casi e morti in 15 giorni” – spiega il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri. Un rischio da evitare, perché il nostro Paese ha già pagato un prezzo altissimo e perché, con l’inizio della campagna vaccinale previsto per la metà di gennaio, l’Italia proprio non può permettersi che il nuovo anno si apra con una terza ondata. Per evitarla, potrebbe essere sufficiente, secondo Sileri, l’imposizione di un lockdown nei giorni clou delle feste: una soluzione che pare ormai praticamente certa. Con l’abbandono graduale delle zone rosse da parte di molte Regioni, la mobilità delle persone è tornata – come prevedibile – a crescere, con il rischio che l’Italia si trovi a dover “ricominciare da capo proprio quando con il calo dei contagi delle ultime settimane stavamo per compiere l’ultimo miglio“. L’obiettivo, sottolinea ancora Sileri, è il raggiungimento della soglia di 6-7mila casi al giorno, un livello che permetterebbe di tenere sotto controllo i focolai attraverso un lavoro efficace di contact tracing.
Anche per questo l’Esecutivo sembra intenzionato ad utilizzare il periodo delle feste per imporre misure che comportino un ulteriore raffreddamento della curva, invece che concedere un liberi tutti che porterebbe, a gennaio, a dover fare i conti con una situazione nuovamente preoccupante. L’esempio è quello dato in Germania dalla cancelliera Angela Merkel. “Dobbiamo impedire che il gran numero di contatti sociali sono le feste ci riporti a 35-40mila casi al giorno“, spiega Sileri, convinto che “le mezze misure non servano“. E se, secondo il viceministro, non sarà necessario bloccare completamente il Paese per due settimane, sarà tuttavia indispensabile far sì che nei giorni più a rischio vengano imposte le limitazioni della zona rossa, sulle quali sarà importantissimo il lavoro di controllo effettuato, come già affermato dal Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, da oltre 70 mila uomini delle forze dell’ordine.
Sileri però, intervistato dal quotidiano La Stampa, sembra soprattutto voler fare chiarezza su tutte le cose che, a suo giudizio, non hanno funzionato in questi complicatissimi mesi di pandemia. E i destinatari delle sue accuse sono, prima di tutto, i dirigenti del suo Ministero, che “non applicando e aggiornando per 13 anni il piano pandemico hanno mandato allo sbaraglio medici e infermieri“. Una mancanza gravissima, messa in evidenza con rabbia dal viceministro. Le colpe riguardano i direttori della prevenzione che si sono succeduti negli ultimi tredici anni “e hanno scritto un piano per la pandemia influenzale senza mai né applicarlo e nemmeno aggiornarlo” quando, alla luce di una serie di pandemie susseguitesi negli anni – sars, mers, aviaria – tenere aggiornata la strategia da applicare sarebbe stato un dovere.
Al centro delle polemiche è finito in particolare il vice direttore della sezione europea dell’Oms Ranieri Guerra, accusato da una serie di servizi della trasmissione di Rai3 Report. Il problema, però, è secondo Sileri ben più ampio riguarda “sciatteria e pressapochismo generalizzati” che hanno prodotto il risultato drammatico di aver “mandato a morire centinaia di medici e infermieri, ai quali nessuno ha mai fatto un corso ed eseguire una esercitazione“. I nostri eroi, tanto celebrati soprattutto nel corso della prima ondata, dimenticati da chi – più che incensarli – avrebbe dovuto metterli in condizione di lavorare bene ed in sicurezza. Un tema sul quale il viceministro ha le idee chiare, tanto da aver già reso noto al suo diretto superiore Roberto Speranza di voler avviare un percorso di rinnovamento del personale dirigenziale della struttura. A partire dal segretario generale Giuseppe Ruocco, responsabile delle prevenzione, di cui Sileri ha chiesto l’allontanamento: “Le dimissioni e le scuse me le aspetto da tutti coloro che in questi anni il Piano se lo sono passato di mano” – chiarisce, spiegando di avere intenzione di confrontarsi al vertice del Dicatero: “Con il Ministro non ne ho ancora parlato. Voglio sperare la pensi come me”
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