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Politica

Troppa gente in giro e troppo morti, Conte cambia le regole di Natale

Il Governo prepara una nuova, severa stretta alle misure anti-Covid per fronteggiare la diffusione dei contagi in vista del Natale: tra le ipotesi allo studio dell’Esecutivo, anche la possibilità di istituire una zona rossa nazionale per scongiurare feste e cenoni. 

Giuseppe Conte/Yves Herman, Getty Images

Una nuova stretta alle misure restrittive. Dura, rigida e rivolta proprio ai giorni più intensi dei festeggiamenti natalizi. E’ questa l’ipotesi alla quale sta lavorando l’Esecutivo dal tardo pomeriggio di ieri. Un po’ perché i numeri non migliorano come ci si sarebbe aspettato – ieri quasi 18 mila nuovi contagi e 484 decessi -, un po’ perché le immagini di folle intente a fare shopping nel primo fine settimana di riaperture in molte regioni hanno destato preoccupazione, un po’ perché, guardandosi intorno, il Governo vede che la linea tracciata da Angela Merkel in Germania – con la decisione di varare un nuovo lockdown generale – è quella del rigore più assoluto. Ed è pronto a seguirla.

Ieri sera, nel vertice tra capi-delegazione, sono stati ipotizzati tre scenari: il primo comporterebbe l’inserimento di tutto il Paese in zona arancione, con il divieto assoluto di uscire dal comune di residenza e la chiusura totale di bar e ristoranti; la seconda ipotesi prevede l’istituzione di una zona rossa nazionale: chiuse tutte le attività al dettaglio non indispensabili e spostamenti consentiti solo in caso di necessità e previo autocerficazione, magari con una flessibilità maggiore riservata al 25 dicembre così da garantire la possibilità di partecipare alle messe di Natale; la terza via allo studio dell’Esecutivo è la più morbida: aggiungere alla chiusura di bar e ristoranti un rafforzamento del coprifuoco, magari anticipandolo alle 18 o alle 20, così da bloccare la possibilità di realizzare cenoni o feste nelle abitazioni private.

Da valutare anche il periodo di applicazione delle nuove misure. Anche in questo caso, le opzioni studiate dal Governo sono tre: i nuovi divieti potrebbero essere validi per otto giorni – dal 24 dicembre al primo gennaio – oppure per dieci giorni, nei festivi e prefestivi – tra il 24 e il 27 dicembre, tra 31 dicembre e 3 gennaio, e poi 5 e 6 gennaio – o potrebbero, infine, coprire direttamente tutto il periodo compreso tra 24 dicembre e 6 gennaio. Quasi certo, inoltre, che il divieto di uscita dal comune di residenza venga esteso anche al fine settimana tra 19 e 20 dicembre, in vista del quale sarebbero già diverse migliaia gli italiani che hanno programmato di spostarsi per fare ritorno nelle rispettive città di origine.

Voglio essere chiaro, noi non avremo un effetto epidemiologico delle vaccinazioni prima di tre mesi“, spiegava ieri sera il Ministro della Salute Roberto Speranza. “Se non stringiamo adesso, rischiamo di trovarci in pieno inverno con una terza ondata e senza lo scudo dei vaccini“. Un rischio che il Paese non può correre. Anche perché, dati alla mano, l’Italia è ad oggi lo Stato europeo in cui il Covid ha fatto più vittime. Anche più della Gran Bretagna di Boris Johnson, che pure nei primi mesi di pandemia aveva fatto registrare numeri che sembravano irraggiungibili. Le stime attuali prevedono che, in assenza di misure più rigide di quelle introdotte dall’ultimo Dpcm, a fine gennaio l’Italia possa andare incontro ad un picco di morti fino a due volte superiore di quello già toccato. Impossibile che il Governo decida di ignorare questi dati.

E se è vero che la curva del contagio sta scendendo ormai da qualche settimana, è evidente anche che negli ultimi giorni il ritmo di discesa è rallentato significativamente: gli ospedali si stanno svuotando, sì, ma a un ritmo non sufficiente a dare respiro al sistema sanitario. “Che arrivi una nuova ondata, è ormai certo“, insiste il capo-delegazione Pd Dario Franceschini – da sempre uno dei membri più rigoristi dell’Esecutivo. La sua gravità, prosegue il Ministro dei Beni Culturali, “dipenderà dalle regole che sapremo darci“.

La partita si giocherà, nelle prossime ore, all’interno del Governo: oggi nelle valutazioni sarà coinvolta anche Luciana Lamorgese, responsabile del Ministero dell’Interno. Quel che è certo è che se fino a qualche giorno fa a insistere sulla necessità di una nuova stretta erano soltanto – e quasi inascoltati – Speranza e Franceschini sostenuti dal Ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia, oggi la situazione è diversa: la consapevolezza che misure più severe siano indispensabili ha raggiunto tutta la squadra di Governo, lo stesso Premier Giuseppe Conte ne è ormai convinto, pur mantenendo la volontà di non dover ricorrere a provvedimenti troppo rigidi.

 

 

Pubblicato da
Lorenzo Palmisciano

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