Dopo le polemiche per la sua partecipazione ad un convegno del partito negazionista di estrema destra Alternative fur Deutschland, la virologa dell’ospedale Sacco di Milano Maria Rita Gismondo prova a fare chiarezza sulle sue posizioni in merito al Covid.
Maria Rita Gismondo, virologa dell’Ospedale Sacco di Milano è finita al centro delle polemiche per aver partecipato nel giugno scorso ad un convegno promosso, in Germania, dalla forza di estrema destra, nonché negazionista, Alternative fur Deutschland. Nel corso del suo intervento, Gismondo avrebbe espresso una serie di posizioni discutibili, mettendo in dubbio la gravità dell’epidemia di Covid che sta attanagliando il mondo e arrivando a dubitare della veridicità della drammatica situazione vissuta nel nostro Paese. Nel corso del suo intervento in Germania, la Gismondo aveva affermato apertamente di non credere ai dati ufficiali forniti dal Governo italiano: “in Italia – aveva detto – ci sono più o meno dieci morti di Covid” . Un intervento nel complesso discutibile, quello della dottoressa, che addirittura, sollecitata sul tema da un intervistatore convinto che i camion militari di Bergamo non trasportassero davvero le bare dei morti per Covid, si era limitata ad affermare di “non sapere” quale fosse la verità.
A distanza di mesi la dottoressa intervistata da Repubblica prova prima di tutto a fare chiarezza sulle ragioni della sua partecipazione ad un convegno organizzato da una forza politica dichiaratamente negazionista. Un errore, secondo Gismondo, legato ad una cattiva interpretazione dell’invito: “Credevo a un’ospitalità istituzionale di un congresso scientifico“, ha spiegato. Per quanto riguarda i decessi – di aver semplicemente fatto riferimento alle informazioni diffuse dall’Istituto Superiore di Sanità, secondo le quali “l’89% dei deceduti hanno almeno altre 3 o 4 patologie e il 10-12% non avevano altre patologie“. Un’affermazione, garantisce Gismondo, fatta non con lo scopo di sminuire la gravità della malattia ma, al contrario, per tutelare le categorie maggiormente esposte a rischi. La dottoressa spiega di aver fatto riferimento ad uno studio – basato su un campione – relativo al 18 marzo e ammette: “Mi assumo tutte le responsabilità di essere stata così in buona fede da non pensare che le mie dichiarazioni potessero venire distorte da degli estremisti. Per me era un discorso tra scienziati“. L’affermazione rimane di una gravità sconcertante, visto che – già a luglio – i decessi certificati per Coronavirus erano più di 35 mila. E, pur volendo ammettere la distinzione tra chi è deceduto avendo patologie pregresse e chi invece era in buona salute prima del Covid, il numero non scende in nessun caso al di sotto di 4000 decessi. Ben più di dieci, dunque. Una posizione radicalmente diversa rispetto a quella del collega di Gismondo all’ospedale Sacco, il dottor Massimo Galli.
Sulle bare si giustifica così “Volevo dire che era una domanda assurda, ma io do per scontato che ci fossero le bare e i cadaveri, ma è ovvio“, spiega ora Gismondo, che sottolinea, però, come un martellamento eccessivo di notizie negative possa avere delle gravi controindicazioni: “Io ho sostenuto che le immagini di Bergamo hanno creato in Italia anche molta depressione, suicidi. Informazione ok, ma il martellamento è nocivo“. Certo, il fatto che una illustre microbiologa italiana abbia confermato in Germania le voci secondo cui le immagini dei camion militari nella città più martoriata dalla prima ondata di Covid fossero in realtà un falso non ha reso un buon servizio al nostro Paese. Gismondo ne è consapevole e ribadisce di essere stata “in deplorevole buona fede“.