Conte dovrà rispondere ad un’interrogazione parlamentare sulla norma che ha favorito il padre della compagna

Si prospettano tempi duri per il Premier Giuseppe Conte, accusato di aver creato una legge ad personam per il padre della compagna Olivia Paladino

Italy prime minister 12_12_2020 Getty. Leggilo.org
Getty Images/Adam Berry

Se già la crisi economica, i problemi inerenti alla Maggioranza e la situazione di un Paese ormai messo in ginocchio da una pandemia che fatica ad essere arginata rendono il lavoro del Premier Giuseppe Conte molto complicato, adesso ci si mettono anche le accuse relative al Caso Paladino, vicenda che è stata definita la legge più ad personam mai emanata in Italia. Tutto è iniziato il 19 maggio 2020, quando nel Decreto Rilancio apparve una postilla molto specifica che depenalizzava i ritardi nel pagamento delle tasse di soggiorno e che – stando a quanto affermano molti deputati – è servita ad una sola persona in tutto il Paese, ossia Cesare Paladino, imprenditore romano nonché padre dell’attuale compagna del Presidente del Consiglio. Credere ad una coincidenza è decisamente difficile, anche secondo il deputato di Italia Viva Michele Anzaldi. Sulle implicazioni di Conte nel caso Paladino, il politico ha detto la sua nel corso di un’intervista esclusiva rilasciata a Il Giornale, chiedendo anche un’interrogazione parlamentare: “Quando la norma sulla depenalizzazione dell’evasione della tassa di soggiorno spuntò nel decreto Rilancio, non era chiaro come la depenalizzazione di un atto di evasione fiscale e peculato potesse servire a rilanciare l’economia” – spiega il renziano, parlando esplicitamente di norma ad personam. A sostegno della sua tesi, Anzaldi spiega che oltre tutto solo nel caso dell’Hotel Plaza – di proprietà del suocero del Premier – la norma è stata applicata retroattivamente.

Adesso, Italia Viva si unisce a quei partiti che chiedono trasparenza in merito alla vicenda: “Tutti i ministeri inviano al Dipartimento degli affari giuridici e legislativi le proposte di articolato da inserire nel decreto, è il Dipartimento che si occupa di assemblare tutto e redigere formalmente il decreto”, continua Anzaldi attribuendo al preconsiglio grosse responsabilità nella redazione del Decreto Rilancio emanato a maggio. In base a questa osservazione, il deputato di Italia Viva affonda il colpo: “Se il Governo non lo farà a breve, se a svelarlo non sarà qualche doverosa inchiesta giornalistica, lo chiederò formalmente con un’interrogazione parlamentare”. L’aspetto che contribuisce a causare ancora più sconcerto nella faccenda – secondo Italia Viva – è il fatto che lo stesso Conte aveva esplicitamente affermato: “Non voglio agire con il favore delle tenebre”, parlando dell’Opposizione. Anzaldi attacca anche il Movimento Cinque Stelle che ha mantenuto il più stretto silenzio stampa in merito al caso Conte-Paladino: “I Cinquestelle si sono sempre mostrati durissimi con gli altri e garantisti con i loro, spesso anche oltre l’omertà. Qui non si tratta di garantismo, ma di trasparenza”. Un caso piuttosto oscuro: tempo fa un servizio del programma televisivo “Le Iene” che trattava il caso Paladino è stato cancellato senza che la redazione potesse fornire spiegazioni, tranne che la decisione veniva “dall’alto”. Adesso, secondo Anzaldi, Conte dovrebbe fare luce su una vicenda che si trascina ormai da maggio o fronteggiare le conseguenze: “Al presidente del Consiglio Italia Viva ha chiesto un netto cambio di rotta, è evidente che così non si può andare avanti. Io mi spingerei personalmente anche oltre. Se questo cambio concreto, tangibile non arriva da lui, è evidente che arriverà dal Parlamento”, risponde il politico quando durante l’intervista spunta il termine “dimissioni”.

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