Nessun ripensamento da parte del Governo sulle restrizioni agli spostamenti tra comuni per i giorni di Natale, Santo Stefano e Capodanno, che verranno confermate nonostante la proposta di mediazione avanzata da Regioni e Province.
Il Governo non arretra di un millimetro. Nessuna concessione alle istanze delle Regioni che nei giorni scorsi, con il Presidente piemontese Alberto Cirio che si era fatto portavoce di tutti i colleghi, avevano rivolto all’Esecutivo un appello volto a modificare le restrizioni previste per i giorni di Natale, Santo Stefano e Capodanno. Per quelle date, come noto, l’ultimo Dpcm prevede il divieto di spostarsi dal proprio comune di residenza. Una decisione che ha scatenato polemiche e dure reazioni da parte del mondo politico, sfociate proprio nella richiesta ufficiale – presentata dai Governatori insieme al Presidente dell’Unione delle Province Michele De Pascale – di rivedere la decisione. Nel testo, fatto pervenire al Premier Giuseppe Conte, si chiedeva una deroga per il blocco sancito dal Dpcm in modo da consentire, nelle giornate oggetto di discussione, spostamenti nell’ambito del territorio provinciale.
Le lamentele, in effetti, sono piovute sul Governo un po’ da ogni parte, visto che sono moltissimi anche i sindaci che hanno sollecitato l’Esecutivo sulla necessità di apportare modifiche al decreto. L’obiettivo è quello di consentire alle famiglie di potersi riunire nei giorni di festa, soprattutto nei casi in cui – magari a distanza di pochi chilometri – diversi nuclei siano residenti in diversi comuni. Al contrario, fanno notare i più critici verso la decisione, chi vive nelle città metropolitane può godere di un margine di spostamento di moltissimi chilometri. Di queste istanze si era fatto portavoce proprio Cirio che, “senza drammatizzare, perché i veri drammi sono ben altri“, aveva proposto come soluzione di compromesso il limite provinciale agli spostamenti, definendolo “una soluzione di buon senso, una mediazione tra sicurezza e umanità“. Non dello stesso avviso, almeno fino ad ora, il Governo, che pare fermamente intenzionato a tirare dritto confermando le restrizioni già varate.
Tra l’altro, dal momento che le limitazioni comprese nel periodo tra il 21 dicembre ed il 7 gennaio sono state adottate per decreto – e richiedono dunque una conversione in legge entro 60 giorni – la soluzione più probabile, ad oggi, è che l’Esecutivo, per evitare qualsiasi rischio di modifica decida di non portare affatto il testo in Parlamento e lasciarlo arrivare alla sua naturale scadenza, prevista per il 15 gennaio 2021. A quel punto, infatti, le restrizioni introdotte avranno già prodotto i loro effetti e non saranno più necessarie, soprattutto alla luce del fatto che – con ogni probabilità – già il 7 di gennaio l’Esecutivo provvederà all’introduzione di un nuovo, ulteriore Dpcm.
Intanto, un nuovo fronte di criticità – sempre relativo agli spostamenti nel periodo natalizio – sembrerebbe essersi aperto sul fronte svizzero. Le Ferrovie federali svizzere, infati, hanno annunciato lo stop ai collegamenti con l’Italia a partire da domani, giovedì 10 dicembre. Un’interruzione, secondo quanto scritto in una nota emessa dal gruppo, “legata all’impossibilità della compagnia di soddisfare i requisiti previsti dal Dpcm che richiede, tra l’altro, la misurazione nei treni della temperatura corporea“. A questo, si legge ancora nel comunicato, si aggiunge l’obbligo per i passeggeri di disporre di un attestato di negatività ai test per il Covid-19 e di un certificato di lavoro. Una circostanza duramente criticata da Claudia Maria Terzi, assessore ai Trasporti per Regione Lombardia, secondo la quale “Il Governo ha creato un pasticcio e adesso deve risolverlo“, visto che – prosegue Terzi – una situazione del genere potrebbe creare danni a molti transfrontalieri e cittadini lombardi.
Per cercare di porre rimedio al problema il Ministro delle Infrastrutture Paola De Micheli ha in programma, per la giornata di oggi, un incontro con la collega e presidente di turno della Confederazione elvetica Simonetta Sommaruga, nel quale si cercherà di “individuare prontamente una soluzione condivisa per garantire almeno i servizi minimi essenziali tra i due Paesi“.