Il giornalista Giuliano Ferrara ha fatto di recente un provocatorio “elogio della sottomissione”, tessendo le lodi della capacità, che lui chiama masochista, di rispettare le regole.
Se c’è un aspetto su cui Giuliano Ferrara non si tradisce – stante il cambio di colore politico nell’arco della sua vita – è quello di essere un personaggio provocatorio. Ne è la prova l’ultimo articolo pubblicato sul Foglio che il giornalista ha voluto titolare “Elogio della sottomissione”. In questo elogio, Ferrara non si vuole prendere la briga di dettare regole – responsabilità che lascia ai Titani delle libertà – ma si tiene invece il “delicato piacere della sottomissione”. Piacere che, in questa pandemia che altro non è se non “lezione di etica per manichini”, il giornalista vive con la gioia dei masochisti. “I sadici ci infliggono la chiacchiera eroica, noi masochisti ci atteniamo alle regole”. Anche se a ogni nuovo Decreto della Presidenza del Consiglio sono in molti a gridare alla “impossibilità di regolare la vita brulicante con norme rigide e ottuse”, il giornalista preferisce essere tra quelli che le regole le segue – non senza uno sguardo pungente verso la società italiana e la classe politica che la rappresenta. Per questo l’ex direttore del Foglio è ironico nel riferirsi al più sciatto dei cittadini che, alle misure restrittive, risponde invocando “addirittura il diritto al Natale affollato e al Capodanno cenonico”.
E anche se tutti dicono di sapere quel che si deve fare, ciò che si fa è sempre l’opposto. Perché funziona così: “un italiano una regola, la sua, e sempre è quella che gli conviene al momento”. E così, con 60 milioni di regole diverse, diventa difficile governare in altra modalità che non sia quella dell’eterna “emergenza e autorità”, due “mostri che hanno intercettato un virus potenzialmente devastatore di vite, economia e salute”. Non proprio la peste, ammette Ferrara, ma comunque una piaga non indifferente, che “ci soffiamo in faccia” in continuazione. Non senza una buona dose di scherno, Ferrara ammette che è stato il “contributo nostro”, vale a dire, “civismo e paura delle multe”, a permettere – a forza di regole uniformi e obiettivamente vessatorie – di domare la bestia tra primavera ed estate. Salvo poi allentare la presa, prosegue, “sotto l’ombrellone, viaggetti, crociere, danze, banchetti: e in tutta quella comprensibile disinvoltura e liberazione la piaga si è rifatta viva”.
Ed eccoci quindi alla seconda ondata, con il conto dei lutti in risalita, le circostanze sanitarie in peggioramento, che grazie di nuovo al binomio “emergenza e autorità”, per la seconda volta, “guarda caso, mentre sta per arrivare la possibilità di un vaccino confezionato a tempo di record, le regolette hanno funzionato. L’Esponenziale (il contagio esponenziale, ndr) rincula, ci siamo lasciati forzatamente deprimere, tutti a nanna alle ventidue, l’indice di contagio torna sotto la soglia critica”. Un risultato, per Giuliano Ferrara, da attribuire ai “piaceri della sottomissione”, o più semplicemente, al rispetto delle regole.