Dopo aver inizialmente accusato una partita di salmone scandivano, la Cina prova ad usare l’Italia come capro espiatorio per la nascita del Covid.
Se è difficile attribuire ad un intero Paese la responsabilità per la nascita di un virus incontrollabile, bisogna comunque prendere atto del fatto che la Cina sta cercando in ogni modo di scrollarsi di dosso l’etichetta di “untore” per quanto riguarda i primi casi di Covid. Il Governo di Pechino infatti, dopo aver in un primo momento puntato il dito contro una partita di salmone proveniente dal Nord Europa, lancia adesso accuse gravi verso l’Italia: il virus sarebbe arrivato dal nostro Paese. A comprovare questa tesi – pubblicata sul Quotidiano del Popolo numero 17 – ci sarebbe uno studio svolto nel Nord Italia per capire se il virus potesse aver raggiunto il nostro Paese prima dell’esplosione dei contagi avvenuta intorno a marzo: “La Cina non ha avuto alcuna epidemia sino a gennaio del 2020 mentre l’Italia ha rilevato la presenza del virus già l’inizio di dicembre. Non è solo l’Italia ma anche la Spagna e la Francia. Si spiegano un sacco di problemi” – afferma il Ministro degli Esteri cinese basandosi sulla pubblicazione locale.
Lo studio italiano che la Cina usa per attribuire la “colpa” della pandemia di Covid al nostro Paese è stato pubblicato da due medici di Milano – Elisabetta Tanzi ed Antonella Amendola – che hanno eseguito test specifici su campioni conservati in laboratorio, risalenti al novembre 2019 e in particolare sul caso di un bambino di 4 anni, giunto in ospedale il 30 novembre con una forte influenza accompagnata da nausea e inappetenza: “Per avere il virus il 21 novembre, il bambino si è probabilmente contagiato 4 o 5 giorni prima. Né lui né la sua famiglia avevano viaggiato. Quindi il coronavirus era già presente in Nord Italia a metà novembre, confuso con i sintomi dell’influenza” – è la conclusione a cui sono arrivati i due medici dopo una serie di accurati test. A questo studio, si può associare la presenza di tracce di Covid-19 trovate nelle acque reflue di alcune zone del Nord Italia, nello specifico nel milanese e nel torinese. Tanzi e Amendola però hanno rilasciato anche una dichiarazione – omessa dal comunicato cinese – in cui invitano altri laboratori in tutta Italia ad eseguire analisi simili, specificando che il virus non si è formato necessariamente in Italia ma è semplicemente arrivato in Europa prima di quanto si pensasse: “Dobbiamo riprendere i vecchi campioni e testarli con i tamponi. Potremmo così ricostruire una mappa più precisa dell’arrivo dell’infezione in Europa”.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel frattempo, ha chiesto alla Cina di condividere i dati delle varie ricerche che proverebbero un originario arrivo del Covid in Asia. Fino a prova contraria, per gli scienziati che chiedono di verificare questi nuovi studi, l’epicentro del Covid rimane il mercato di Wuhan, popolosa metropoli cinese: “Verificheremo questi dati altamente ipotetici”, dice il comunicato ufficiale dell’Organizzazione, riferendosi anche ad un secondo studio cinese che accusa invece i cibi surgelati dell’origine del virus, forse riprendendo la tesi – anch’essa mai verificata da scienziati stranieri – del salmone norvegese. A prescindere da questa controversia diplomatica, comunque, una cosa è certa, in base alle analisi eseguite dai medici milanesi: il virus si è diffuso molto prima che la pandemia esplodesse con tanta violenza a marzo, confondendosi con l’influenza stagionale.