Molti giovani medici hanno protestato a Roma per chiedere di velocizzare le procedure per le loro assunzioni. In un momento in cui il sistema sanitario ha bisogno di personale, lungaggini burocratiche e ricorsi alla magistratura rallentano il processo di ricambio.
I dati del Ministero della Salute in merito alla situazione di oggi ci informano che i casi totali – attualmente positivi, morti e guariti – salgono di 12.756 unità e portano il totale a 1.770.149. Nelle ultime ventiquattro ore 499 morti che portano il totale delle vittime a 61.739. Da ieri sono statti eseguiti 118.475 tamponi.
I casi attualmente positivi scendono a 710.515, – 27.010 rispetto a ieri. I guariti raggiungono quota 997.895 registrando un incremento di 39.266 unità. I ricoverati con sintomi scendono a 29.653, – 428 mentre i pazienti in terapia intensiva scendono a 3320, – 25 rispetto a ieri.
Numerosi giovani medici si sono dati appuntamento a Roma per protestare contro un sistema che, tra lungaggini burocratiche e ricorsi giudiziari, non permette loro di trovare posto all’interno del Servizio Sanitario Nazionale. Gli specializzandi – che indossavano i propri camici e che si sono simbolicamente legati le mani – chiedono al Governo di agire in fretta per sbloccare una situazione che ha del paradossale: sono infatti 14500 i laureati che, come sottolinea una giovane dottoressa, “hanno già vinto un concorso pubblico due mesi fa” e che – nonostante la fase di grave emergenza sanitaria stia portando addirittura a richiamare in corsia medici già andati in pensione – sono lasciati a casa “in ostaggio del Ministero e della Magistratura“.
La richiesta avanzata dai giovani è che le procedure burocratiche vengano snellite, così da permettere loro di iniziare a prestare servizio negli ospedali. Un contributo che sarebbe prezioso in particolar modo adesso che la pandemia in corso ha evidenziato tutti i limiti e le criticità presenti nel nostro sistema sanitario. A questo, si aggiunge la richiesta di “riformare il sistema delle scuole di formazione“, spiega un altro manifestante, “portandolo su standard europei“. Solo nel nostro Paese, infatti, si verifica il fenomeno del cosiddetto “imbuto formativo“, che fa sì che personale laureato ed abilitato – quindi medici a tutti gli effetti – non abbia la possibilità di concludere il percorso di specializzazione in tempi brevi e poter così avere accesso al servizio sanitario nazionale.
Alle istanze del presidio ha risposto – a nome del Governo – il viceministro alla Sanità Pierpaolo Sileri, che ha definito “Giusto e necessario aumentare ulteriormente i contratti di specializzazione e fare altrettanto con i posti da stabilizzare“. Secondo Sileri è inoltre importante rendere il servizio sanitario “attrattivo per non far fuggire i medici“, visto che sempre più spesso gli specializzandi italiani, dopo un percorso formativo portato avanti nel nostro Paese, finiscono per portare le proprie competenze all’estero. Per questo, secondo il viceministro, l’Italia sta lavorando per “riformare l’intero sistema” attraverso una programmazione che deve avere inizio sin dal momento dell’accesso alle facoltà di Medicina.
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