Nella notte del 4 ottobre 2019, Antonio Gozzini uccise la moglie a coltellate nel sonno: la Corte di Brescia lo giudicherà con clemenza perchè soffriva di depressione.
Era incapace di intendere e di volere Antonio Gozzini, il pensionato di 70 anni che l’anno scorso ha tolto la vita a sua moglie, Cristina Maioli di 62 anni, con una serie di pugnalate al collo e alla testa. A stabilirlo è stata la Corte di Brescia, un verdetto che per l’accusa è “totalmente inaspettato”. “Era in preda ad un evidente delirio da gelosia che ha stroncato il suo rapporto con la realtà e ha determinato un irrefrenabile impulso omicida”, aveva affermato il legale del pensionato, l’avvocato Jacopo Barzellotti che era riuscito a concordare con l’accusa – inizialmente propensa al chiedere l’ergastolo – un riconoscimento delle attenuanti generiche. Attenuanti che però hanno portato all’assoluzione completa dell’imputato. Lo stato mentale di Antonio Gozzini in quella drammatica notte sarebbe stato offuscato da un delirio paranoico: a comprovare questa ricostruzione, l’estremo gesto dell’anziano che dopo aver ucciso la moglie nella sua abitazione di via Lombroso ha chiamato un amico che ha poi avvertito i soccorsi, annunciando il delitto con la macabra frase: “Ho appena ucciso mia moglie”, prima di tagliarsi le vene per togliersi la vita. I soccorritori erano però riusciti a scongiurare il tentativo di suicidio mentre per Cristina non c’è stato niente da fare.
Le perizie psichiatriche condotte dagli investigatori hanno evidenziato che Antonio Gozzini soffriva di crisi depressive e che è stato colpito da una di queste manifestazioni di angoscia quando ha stordito sua moglie con un matterello prima di finirla a coltellate: una patologia psichica che per la Corte può rendere una persona incapace di intendere e di volere. Il legale dell’uomo ha accolto positivamente la decisione del tribunale, rilasciando questa dichiarazione ai cronisti: “Siamo soddisfatti perché la sentenza rispecchia quanto emerso nel dibattimento e cioè che il mio assistito non era capace di intendere e volere”. Non si tratta del primo caso in cui una forte depressione spinge una persona a macchiarsi di crimini orribili. La sentenza ha diviso l’opinione pubblica: da una parte, è importante che gravissime malattie psichiche come la depressione siano riconosciute anche nelle loro sfumature più pericolose e oscure ma dall’altra il fatto che il termine “gelosia” possa in un certo senso giustificare un uxoricidio sembra riportare il paese indietro nel tempo.
Il morbo di Alzheimer è una delle malattie più devastanti del nostro tempo, colpisce circa…
Il tumore è una delle patologie più diffuse a livello globale, eppure poche persone…
Una nuova minaccia sta mettendo in allerta i cittadini italiani, e potrebbe provenire direttamente dal…
Un'opzione nascosta su WhatsApp che potrebbe cambiare il modo in cui usi l'app ogni giorno.…
Acquistare una nuova abitazione richiede un impegno economico rilevante. Che si tratti di una prima…
Sempre più aziende permettono ai propri dipendenti di lavorare in smart working, ovvero di svolgere…