L’acqua alta torna a invadere Venzia, con una situazione che viene definita “drammatica” per la Basilica di San Marco. Polemiche per la mancata attivazione del Mose.
Torna l’acqua alta a Venezia. Dopo i recenti casi in cui l’alta marea era stata efficacemente contrastata dall’azionamento del Mose, oggi la città è tornata ad essere invasa dall’acqua, con una situazione che viene definita in rapido peggioramento.
Già questa mattina parte del capoluogo veneto risultava allagato, e l’acqua aveva toccato 122 centimetri. Nel primo pomeriggio, come conseguenza di un anomalo rinforzo del vento di bora, il Centro maree del Comune ha rivisto al rialzo le proprie previsioni, comunicando un livello massimo stimato in 145 centimetri previsto per le 16:40 di oggi pomeriggio. Previsioni che, purtroppo, si sono puntualmente verificate. “Siamo sotto l’acqua in maniera drammatica“, ha affermato il procuratore della Basilica di San Marco Carlo Alberto Tesserin. Le condizioni all’interno dell’edificio sacro sono descritte come particolarmente gravi: “Il nartece è completamente allagato e se il livello sale ancora andranno sotto anche le cappelle interne“. Preoccupante, inoltre, la situazione dei mosaici, interamente coperti dall’acqua.
La ragione della mancata attivazione del Mose – prevista per livelli di acqua superiori a 130 centimetri – è legata proprio alla differenza tra le previsioni iniziali e l’aggiornamento arrivato nella giornata di oggi, ma dopo due giorni in cui il sistema anti-acqua alta aveva protetto la città la mancata entrata in funzione ha iniziato a produrre polemiche. Anche perché i tempi tecnici per l’entrata in funzione della barriera fanno sì che – nella migliore delle ipotesi – il Mose possa alzarsi non prima della mezzanotte. A spiegarlo è il sindaco Luigi Brugnaro: “Per attivare il Mose serve una previsione più ampia, ora bisognerà rivedere anche le regole della cabina di regia“, ha spiegato, aggiungendo che l’augurio, ora, è che il sistema riesca ad essere operativo “in vista del picco previsto per domani mattina“.
Tesserin insiste sulla necessità di modificare il limite che fa scattare l’entrata in funzione del Mose. Eppure, neanche abbassare questo limite a 1,15 metri non risolverebbe il problema per la Basilica di San Marco, per la quale il Procuratore chiede la rapida approvazione del “progetto per la barriera trasparente e temporanea di fronte alla Basilica“.
Gravi accuse anche dagli esercenti del capoluogo: Claudio Vernier, titolare del Bar Gelateria al Todaro e Presidente dell’Associazione Piazza San Marco, definisce “drammatico e vergognoso” che non sia stata considerata un’ondata eccezionale come quella verificatasi oggi. “La previsione di almeno 125 centimetri di massima c’era già da ieri“, precisa.
L’attivazione del Mose, nonostante a Venezia si parli di “strucare el boton” – pigiare il bottone – è in realtà più complessa di quanto si possa immaginare e si basa su un sistema in cui l’allerta dev’essere lanciata con almeno 48 ore di anticipo, al fine di emettere le ordinanze relative alla navigazione e di convocare le diverse squadre operative. A spiegarlo è Cinzia Zincone, capo del Provveditorato alle opere pubbliche del Nordest, che fa presente che “fino a questa mattina le previsioni non arrivavano a 130, e quando sono cambiate si era fuori tempo massimo“. L’augurio, prosegue Zincone, è che il vento – l’elemento più imprevedibile – spinga l’acqua lontano dalla laguna “e faccia quello che oggi noi non siamo stati in grado di fare“. A questo, si aggiunge naturalmente la speranza che si faccia tesoro quanto successo oggi “per aggiornare le procedure in modo da adattarle anche a situazioni come questa, di improvviso peggioramento“.
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