Teoricamente, il decreto del Governo dovuto al Covid blocca gli sfratti ma alcuni avvocati hanno trovato scappatoie legali per lasciare un debitore in mezzo alla strada.
Si avvicina il Natale – una festività che sarà più solitaria e desolante del solito – ma ciononostante, tanti italiani in difficoltà rischiano di ritrovarsi in mezzo alla strada: infatti, se il Decreto numero 18 emanato per il Covid nel suo articolo 103 vieta l’esecuzione degli sfratti, non mette nessun limite alle pressioni che un legale con pochi scrupoli può esercitare su un inquilino che non riesce a pagare l’affitto. E poco importa se la persona in questione non ha potuto lavorare a causa delle chiusure o non ha ricevuto i bonus affitto promessi dal Governo: convalide degli sfratti, udienze, pignoramenti, tutto questo è perfettamente legale secondo alcuni professionisti del settore che – soprattutto a Milano e Roma – si sono specializzati nella crudele “arte” di lasciare senza casa le persone colpite dalla crisi. E’ un’inchiesta di Fanpage a rivelare che almeno in un caso, uno studio legale che rimane anonimo si è offerto di sgomberare un ipotetico locale in affitto dall’inquilino indigente per poco più di 500 euro, in una mezza giornata: “Bisogna essere cinici, perché lo sfratto col Covid non c’entra niente”, garantisce un rappresentante dello studio legale, affermando che il decreto non copre il mancato pagamento di un affitto in quanto si tratta di una misura anti costituzionale, un cavillo che è stato sfruttato anche nel caso di sanzioni non pagate per il mancato rispetto del Dpcm .
Anche nel periodo di crisi causato dal Covid, gli sfratti possono dunque proseguire. E se l’inquilino è al verde, si passa ad altri metodi: “Se l’inquilino i soldi non li ha si può andare ad aggredire il patrimonio immobiliare, il conto, il lavoro, a distanza di anni magari riusciamo a pignorare il datore di lavoro”, spiega un legale. Perchè ciò avvenga è sufficiente aggiungere all’ingiunzione di sfratto un decreto amministrativo che impone il pagamento dei debiti e spese legali a carico del debitore. E non si tratta di un caso isolato perchè – in seguito ad una conversazione telefonica – un avvocato si vanta di aver ripetuto quest’operazione più volte: “Ne sto facendo tantissimi, l’ultimo era la settimana scorsa a Monza, se prova a fare una prenotazione online vede che è pieno di udienze“. Il tutto al prezzo di 529 euro più le spese di circostanza. E nel milanese, le conseguenze di azioni legali come queste si fanno sentire, come nel caso di un’anziana che non riesce a trovare un domicilio più economico dell’appartamento al Giambellino dove risiede da anni: “Non posso mangiare tanto, prima di tutto perché Milano è cara… Ho pagato la luce e gas già in ritardo. Ieri, è arrivata un’altra volta la luce”, rivela la donna.
Situazioni analoghe si verificano anche nella Capitale, dove le persone meno abbienti che a volte ricorrono anche al lavoro in nero per fare fronte alle esigenze primarie come cibo e affitto rischiano di ritrovarsi in mezzo ad una strada. E’ successo ad una famiglia tunisina di Centocelle che ha perso la residenza dopo la crisi economica: “Il padre ha perso il lavoro a causa del Coronavirus. Lavorava in parte in nero e in parte con un contratto a termine, e quando quest’ultimo è scaduto non gli è più stato rinnovato. Negli ultimi mesi ha faticato a sostenere la famiglia, fino ad arrivare allo sfratto disumano eseguito tra le minacce dei proprietari, che fino a ieri si prendevano i suoi soldi in nero“, raccontano i volontari di Nonna Roma che hanno trovato una residenza provvisoria alla famiglia, evitando che si trovasse nella povertà più completa. Per chi però non è così fortunato da trovare aiuto presso dei volontari, il rischio è di finire nelle mani dell’usura per non perdere un tetto sulla propria testa.