Il fisico Roberto Battiston non ha dubbi: l’indice Rt cala costantemente da cinque settimane e, continuando ad applicare comportamenti virtuosi, a gennaio potrebbe azzerarsi. Nonostante questo, ancora non possiamo considerarci vicini alla fine dell’epidemia.
Il trend è positivo. L’indice Rt è in calo da diverse settimane, i numeri non mentono. Ne è convinto Roberto Battiston, professore di Fisica sperimentale presso l’università di Trento ed ex Presidente dell’Asi – Agenzia Spaziale Italiana – tra il 2014 ed il 2018, secondo il quale “se continuiamo ad avere lo stesso comportamento avuto fino ad oggi, i primi di gennaio potremo azzerare l’Rt“. Una prospettiva finalmente positiva, dopo mesi a dir poco difficili. Un obiettivo importante che però, mette in guardia Battiston, può essere raggiunto solo continuando a mettere in atto i comportamenti virtuosi “che abbiamo avuto dal 23 ottobre ad oggi“. L’indice di contagio, sottolinea ancora l’accademico, è in calo di 0,15 da cinque settimane consecutive e procedendo in questa maniera all’inizio del nuovo anno potrebbe arrivare ad essere azzerato.
Battiston prevede di conseguenza un drastico calo dei ricoveri nei reparti di terapia intensiva e, più in generale, negli ospedali: “Le terapie intensive dovrebbero scendere a 370, oggi sono circa dieci volte di più, 3750“, spiega, mentre gli ospedalizzati, sulla base dei dati a disposizione, “dovrebbero essere 2 mila e 700, oggi sono più di 36 mila“.
Per quel che riguarda il numero di contagi il fisico, sottolineando come le curve stiano scendendo tutte in maniera uniforme, alla stessa velocità che ne aveva caratterizzato la salita nei mesi scorsi, afferma che ad inizio gennaio si dovrebbero registrare in Italia “circa 60 mila infetti attivi“. A quel punto, con un indice di contagio sostanzialmente azzerato, queste 60 mila persone saranno destinate ad essere sottoposte alle cure e “guarire o a morire“.
Ciò nonostante, Battiston mette in guardia tutti sul fatto che l’Italia sia ancora ben lungi dalla possibilità di ritenersi definitivamente fuori dalla pandemia. A questo proposito, segnala il professore, è sufficiente ricordare che appena un paio di mesi fa, il 29 settembre, gli infetti attivi sul nostro territorio erano 50 mila. E nel giro di qualche settimana i contagi sono tornati a crescere in maniera impetuosa e preoccupante. Un ruolo chiave, prosegue il fisico, è stato giocato in questo senso dalla riapertura delle scuole, principale elemento di novità rispetto ai mesi estivi, in cui la crescita dei contagi era stata, tutto sommato, contenuta.
Battiston chiarisce di non essere contrario alla ripresa delle lezioni, ma sottolinea la necessità di analizzare bene la situazione, prima di prendere ulteriori iniziative: “Intanto dobbiamo capire che metà del paese è legato in qualche modo alle scuole, e quindi agire soprattutto in quel che succede fuori dalle scuole“. Molto importante, inoltre, è secondo il fisico individuare in modo preciso le priorità: la categoria più problematica, spiega Battiston, è infatti quella degli studenti delle scuole superiori, mentre quelli di elementari e medie non hanno un effetto particolarmente rilevante sulle variazioni dell’indice di contagio. Per questo l’accademico suggerisce di sfruttare al meglio le 5 settimane che ci separano dal 7 gennaio, data in cui si prevede la riapertura delle scuole, mettendo a punto una serie di precauzioni che invece, fino a questo momento, sono state ignorate: su tutte, un forte potenziamento dei mezzi di trasporto pubblico.
A rendere problematica la situazione degli studenti delle scuole superiori, infatti, non è tanto quello che accade all’interno degli istituti, quanto quello che succede fuori: “È inutile fare il distanziamento nelle aule quando si fanno viaggiare i ragazzi su autobus pieni. Se non stiamo attenti a questo la terza ondata sarà inevitabile“. E ci sarà da fare particolare attenzione in alcune Regioni: Friuli Venezia Giulia, Calabria, Puglia, Veneto: aree i cui “numeri non danno indicazioni chiare“.
Gennaio, oltre che la riapertura delle scuole, dovrebbe portare con sé anche l’arrivo delle prime dosi di vaccino nel nostro paese. Battiston sulla base di una serie di studi che dimostrano come il maggior contagio derivi proprio dai ragazzi compresi nella fascia di età tra i 15 ed i 20 anni – quella che “in gergo si dice una sorgente” – lancia una proposta: “Io tra vaccinare prima tre milioni di liceali o 26 milioni di over 50 vaccinerei prima i liceali così da eliminare la sorgente dei contagi“.