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Cronaca

Natale, 3 milioni di anziani destinati a restare soli “Moriremo di solitudine”

Sono circa 3 milioni gli anziani che, in Italia, vivono da soli, lontani da figli e nipoti. Per molti di loro, il Natale rappresenta l’occasione per ricongiungersi con gli affetti più cari. Fondamentali saranno il buon senso e la prudenza. Insieme alla consapevolezza che quello che stiamo per affrontare sarà un Natale atipico.
Giuseppe Conte addobba l’albero di Natale insieme al figlio/Facebook Giuseppe Conte
La prudenza contro la voglia di normalità, la tutela della salute contro il bisogno di affetto e convivialità. E’ questo il bivio che si spalanca di fronte a moltissimi italiani, ora che le feste di Natale si avvicinano e si deve decidere come affrontarle. Particolarmente delicata la situazione di chi è più in là con gli anni e, per questo, maggiormente esposto a rischi: in questi casi, il conflitto tra la voglia di rivedere figli e nipoti e l’esigenza di non correre inutili pericoli si trasforma in una lotta durissima.
Sulla mia tavola la sera di Natale non ci sarà la solita stella decorativa, ma un bel computer collegato via Skype con figli e nipoti“, spiega Gustavo Pietropoli Charmet, 82 anni, psichiatra e psicoterapeuta, consapevole di avere un’età in cui non si può scherzare con il Coronavirus: “non posso rischiare. Ma credo che in questo Natale ognuno si ingegnerà come può per non lasciare soli i propri vecchi“. Saranno feste fatte di espedienti e di novità, con la tecnologia che ci potrà dare una mano per mantenere un contatto, se non altro virtuale, dice ancora. “La solitudine è una malattia della vecchiaia, ma sento e vedo nelle persone la decisione, forte, di trovare ogni soluzione per festeggiare insieme ai propri anziani pur proteggendoli“. Eccolo di nuovo, il bivio: affetti o salute?
Sono circa tre milioni, in Italia, gli anziani che, avendo almeno 75 anni, vivono da soli.  Ma come si potrà affrontare questo incredibile Natale 2020, magari evitando di lasciare soli nonni e parenti più anziani? Le dimensioni del problema sono, per certi versi, direttamente proporzionali alla distanza da coprire per ricongiungersi: come possono ad esempio, figli che vivono per lavoro lontano dalla propria città di origine passare le feste insieme ai genitori, residenti a centinaia di chilometri di distanza? Non che una maggiore vicinanza garantisca la possibilità di festeggiare tutti insieme, visto che le norme sui cenoni e sui limiti di convitati concessi ancora non sono state stabilite.
La vera strategia vincente, secondo il geriatra Roberto Bernabei, sta però nel buon senso di creare condizioni di sicurezza che possano garantire di stare insieme. Perché, sottolinea, “di solitudine si muore. E non esistono regole valide per ogni situazione: “Se in famiglia abbiamo un ottantenne sano e in forma, basterà che tutti si facciano un tampone antigenico prima di riunirsi“, assicura il medico. Diverso, invece, il caso in cui si debba entrare in contatto con persone esposte a rischi più alti, magari perché già affette da altre patologie. In quel caso “servirà il tampone molecolare“. Ma più di tutto, conclude Bernabei, queste condizioni particolari dovrebbero indurci a restituire al Natale “un senso spirituale, più intimo, meno consumistico, più attento ai valori veri“.
Ma se per molti le tradizioni sono irrinunciabili, ecco che a queste si contrappone, quest’anno, la paura di esporre i propri cari a rischi altissimi. Certo, sarà difficile convincere chi vive lontano dai propri parenti più stretti, e che vede nel Natale l’occasione per tornare ad incontrarli, a rinunciare a questa possibilità. “Credo che laddove non ci siano particolari condizioni di fragilità, seguendo tutte le regole, sempre indossando mascherine, magari per un tempo breve, sia possibile incontrarsi“, spiega Antonietta Albanese, docente di Psicologia alla Statale di Milano e fondatrice del Laboratorio interuniversitario di incontri generazionali. Ma saranno comunque in molti coloro che, per via delle restrizioni o per questioni di prudenza, impossibilitati ad incontrarsi fisicamente dovranno escogitare un Natale alternativo.  In questo senso sarà “Fondamentale la tecnologia. Mangiare insieme collegati via Skype, guardare insieme la stessa trasmissione, farsi compagnia con una lunga telefonata, lasciare un regalo sul pianerottolo, tagliare virtualmente nello stesso momento il panettone“, dice ancora la dottoressa Albanese.
La certezza, però, è che sarà indispensabile abituarsi al fatto che, almeno per quest’anno, saremo costretti a vivere un Natale diverso dagli altri.
Pubblicato da
Lorenzo Palmisciano

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