Gli economisti Gabriel Zucman ed Emmanuel Saez hanno messo a punto un modello di tassazione che, colpendo esclusivamente le fasce più ricche di popolazione, potrebbe garantire un gettito importante per la riduzione delle disuguaglianze. Vediamo cosa succederebbe se questa imposta patrimoniale venisse introdotta nel nostro sistema fiscale. Intanto Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana e Matteo Orfini del PD avanzano la loro proposta.
La crisi economica derivante dalla pandemia di Covid-19 non ha fatto altro che velocizzare ed amplificare un processo già in corso da diversi anni: quello di accumulo di sempre maggiori ricchezze in fasce numericamente molto ristrette di popolazione, a fronte di una sempre crescente quantità di persone che vedono peggiorare, anche drasticamente, la loro condizione economica. Un nucleo di pochissimi – e facoltosi – eletti, che si arricchisce mentre tutti gli altri diventano sempre più poveri.
Nel nostro paese, il 53% dei redditi deriva non dal lavoro ma dai profitti che provengono dalle più varie attività di investimento. Ciò nonostante, la pressione fiscale che grava sui guadagni da lavoro decisamente maggiore rispetto a quanto avvenga per i redditi derivanti da investimento. Un fenomeno che, in proporzioni variabili, si verifica in tutte le economie avanzate del mondo. Eppure, una simile divisione del peso fiscale comporta, inevitabilmente, una contrazione della crescita economica e dà luogo, alla lunga, a sempre più aspri conflitti sociali.
Non a caso sono moltissime le proposte, avanzate da economisti di tutto il mondo, che abbiano come obiettivo una sostanziale redistribuzione delle ricchezze. Tra queste, l’idea lanciata dagli economisti Gabriel Zucman ed Emmanuel Saez che, basandosi sul sistema statunitense, hanno ipotizzato l’introduzione di un’imposta a doppia aliquota: del 2% per tutti quei patrimoni che superino la soglia di 50 milioni di dollari, e del 3% per i patrimoni superiori al miliardo. La simulazione effettuata dagli economisti, dimostra come un intervento di questo tipo produrrebbe un gettito pari a circa 100 miliardi di dollari l’anno.
Ma cosa succederebbe se una proposta del genere venisse applicata alla realtà economica e fiscale italiana? Una ricostruzione attendibile, basata sui dati resi noti dalla rivista internazionale Forbes – e da altre pubblicazioni dello stesso tipo – sono circa 40 gli individui che dispongano, nel nostro Paese, di un patrimonio superiore al miliardo di euro: tutti insieme, producono una ricchezza di circa 140 miliardi. Applicando a questa montagna di denaro un’aliquota del 3%, come previsto dal piano degli economisti Zucman e Saez, si raggiungerebbe un gettito di 4,2 miliardi di euro annui. A questi si devono aggiungere i 2.774 cittadini la cui ricchezza supera, secondo l’ultimo rapporto globale redatto da Credit Suisse, i 50 milioni: bene, volendo costruire il modello sull’ipotesi più negativa, cioè che ognuno di loro disponga della cifra minima per rientrare nei parametri dell’aliquota al 2% – pari esattamente a 50 milioni – la loro ricchezza complessiva arriverebbe a una quota di 138 miliardi, capaci di garantire allo Stato un gettito di 3 miliardi di euro. Provando invece ad ipotizzare, per questi 2.774 cittadini, una ricchezza media di 100 milioni di euro – dato certamente più realistico – l’asticella si alzerebbe fino ad un gettito di 6 miliardi di euro. Per un totale di circa 10 miliardi stimati.
Ma in Italia, parlare di patrimoniale è sempre esercizio rischioso e controverso. Sul tema è intervenuto Nicola Fratoianni primo firmatario di un emendamento alla manovra di bilancio che introdurrebbe una imposta ordinaria sostitutiva sui grandi patrimoni a partire da una base imponibile di 500 mila euro. L’emendamento propone di partire da 500 mila euro con aliquota allo 0,2%, salendo dello 0,5% sopra il milione, fino ad arrivare al 2 per cento sopra i 50 milioni. La norma prevede anche la cancellazione dell’Imu sulle seconde case. A quella di Fratoianni seguono le firme della cosiddetta sinistra PD: Matteo Orfini, Chiara Gribaudo, Giuditta Pini, Luca Rizzo Nervo. Fratoianni ha commentato la proposta con queste parole: “Si continua ad eludere un nodo fondamentale: in pochi stanno accumulando enormi ricchezze a discapito dei molti. Qui bisogna intervenire con un prelievo mirato. L’ho detto più volte: oltre un patrimonio di un milione di euro si deve richiedere un 1,5% di contribuzione in più, che frutterebbe quasi 30 miliardi di euro, con cui potremmo rispondere alle esigenze di chi non ha un lavoro, dei più giovani, di chi non ha futuro. Ecco, questo coraggio ci vuole – ha sottolineato Fratoianni – altro che le chiacchiere. Per questo ci batteremo”.
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